"Everything starts with a fuck".

Pur non essendo il primo brano del disco potrebbe esserne l'incipit. Il superstite Alec Empire pubblica questo disco abrasivo come l'acido muriatico. Un disco volutamente non per tutti, che sembra sfidare l'ascoltatore: dai, dimmi che mi odi e distruggerai il mio ciddì buttandolo nel cesso.

Il berlinese forse risente ancora dello shock del suicidio del suo compagno di gruppo dei tempi degli Atari Teenage Riot, Carl Crack, trovato orribilmente autodilaniato nel suo appartamento di Prenzlauer Berg.

Un bombardamento di suoni, oltre ogni limite. I Nine Inch Nails non hanno mai osato tanto. Forse in pochi lo farebbero. Dietro questa assordante macchina sonora (per la gioia dei vicini) si cela un enorme lavoro in sala di registrazione, dato che non vi è un solo campionamento in tutte le tracce presenti. Tutto "generato" ex novo. Merita davvero rispetto.

La sorpresa viene dal bonus CD. Forse più sperimentale e meno "borderline", presenta brani in cui la ricerca musicale si fa più acuta e, paradossalmente, estrema. Sembra quasi un disco chill out, se paragonato al disco principale. Alec, hai perso. Me lo tengo stretto questo disco. Ci sono cose che un giorno capirò. Adesso è solo troppo presto per me. Anche i miei vicini capiranno....

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