C'è stato un periodo in cui mi sono interessato di occultismo.

Avevo circa diciassette anni ed ero attratto dai nomi di alcuni personaggi menzionati da metal bands oscure e mefistofeliche .

Gente come il "papa satanico" Anton Lavey, il pluriomicida sciamanico Charles Manson e, appunto, il leggendario nonché inimitabile Aleister Crowley. Per chi non lo sapesse Alexander Crowley, che in seguito celtizzò il proprio nome in Aleister, nacque nel 1875 in Inghilterra e maturò fin da ragazzino un profondo interesse per la magia e le dottrine orientali. Entrò giovanissimo nell'ordine ermetico della Golden Dawn ma, a causa di alcuni eccessi legati alla magia sessuale, venne radiato. Crowley fondò allora una propria corrente esoterica, l'Astro Argentinum. Infine approdò all'Ordo Templi Orientis, organizzazione para-massonica dedita alla magia cerimoniale e fondata nel 1895 dal tedesco Karl Kellner.

Crowley fu l'ideatore di una dottrina magico-filosofica nota ai più come "Thelema". Una dottrina che ha come motto la seguente frase: "Fai ciò che vuoi sarà la tua legge". Di primo acchito potrebbe sembrare un invito al libertinaggio puro, sfrenato. In realtà, dietro questa semplice frase, si nasconde un concetto molto più profondo: realizzare quella che è la propria Vera Volontà. Le maiuscole sono d'obbligo, perché non ci si riferisce alla volontà effimera o passeggera: in questo caso si intende la Volontà più profonda e genuina dell'essere umano. La dottrina di Crowley era assolutamente antropocentrica. Secondo il Maestro Therion , questo il nome che lo rese celebre tra i suoi adepti, l'uomo era Dio di sé stesso. Al di fuori di lui esistevano entità indefinite ma, molto probabilmente, collegate all'inconscio individuale e collettivo.

L'unica entità che Crowley riconobbe come dotata di personalità fu Aiwass, entità ancestrale che egli, stando alle sue testimonianze, incontrò in Egitto.

Questo lungo pistolotto per farvi capire di chi stiamo parlando.

Certo, si potrebbe citare la sessuomania del soggetto in questione o l'abuso sfrenato di sostanze psicotrope, ma ritengo non indispensabile fare del gossip.

Come scritto a inizio capitolo, avevo solo diciassette anni. Ero giovanissimo e intendevo fuggire dagli asfissianti dogmi religiosi che mi furono imposti fin da bambino dall'ambiente familiare. Volevo scoprire ciò che gli altri negavano o temevano e, ovviamente, volevo ottenere dei vantaggi materiali tramite lo studio dell'esoterismo.

Comprai in una libreria, ormai tristemente fallita, quest’opera enigmatica. Appena presi nelle mie mani la mia copia del “Magick” , corsi nel parco più vicino e iniziai a leggerlo avidamente: fu l'inizio della fine!

Il "Magick" è un libro molto complesso che richiede un minimo di infarinatura esoterica, una certa conoscenza della qabalah ebraica oltre che di determinate dottrine orientali. Al tutto andrebbe aggiunta una certa padronanza del greco antico. Il "Magick" , soprattutto nei primi capitoli, ci spiega come entrare nel mondo dell’ignoto. Non pretende, almeno inizialmente, di essere un libro per pochi ma, anzi, tende la mano a tutti.

Si inizia con la descrizione della meditazione, descrizione dettagliatissima, per giungere all'illustrazione delle “armi” rituali: spada, bacchetta, coppa, sferza e qualche altro strumento che ora non ricordo. Si passa, dopo questa lunga ma basilare introduzione, all'esplicazione dei concetti di evocazione e di invocazione. Si parla di creare immagini mentali, di dedicare altari alle divinità o alle entità che si desiderano richiamare. Il libro continua per diversi capitoli a trattare simili temi. Poi, ahimè, giunge la parte più difficile. Fasi lunari, numerologia, qabalah, lingua enochiana e tutta una serie di esercizi disumani, almeno per chi si aspettava qualche pittoresco rituale contro il malocchio. Insomma: pur presentandosi come un libro per tutti, il “Magick” getta ad un certo punto la sua maschera rassicurante e ci fa capire che la via maestra sarà dura e impervia.

Temi come il dialogo con il Santo Angelo Custode o l’evocazione di Babalon , appaiono concetti incomprensibili per un profano.

Vi dirò la verità: ho letto tutto il libro e l’ho trovato molto affascinante. Il problema, però, è che non ero e non sono affatto tagliato per entrare in questa dimensione misteriosa.

Ma Mr. Crowley non ha affascinato solo me o qualche metallaro “flippato”. Gente come Aldous Huxley , Ron Hubbard e Gerald Gardner, per alcuni anni, furono letteralmente estasiati dalla vasta cultura e dal forte carisma del mago inglese. Non solo metal band sataniste si sono interessate al Thelema, anche musicisti insospettabili come Jimmy Page e Sting hanno studiato le opere del Maestro Therion. Perfino il regista Kenneth Anger , che in seguito figurò tra i fondatori della Church Of Satan, fu un incallito “thelemita”. Queste persone hanno trovato nel “Magick” qualcosa di sicuramente straordinario e, forse, sono riuscite a carpire la chiave per giungere in altri mondi o dialogare con determinate entità. Tutto è possibile!

C’è però un punto da chiarire. Molti, a torto, considerano Aleister Crowley un satanista e questa sua opera un testo diabolico. Le cose, però, non stanno esattamente così. Crowley, come scritto in precedenza, era fondamentalmente un ateo antropocentrico. Egli, quindi, non poteva credere alla reale esistenza del Satana biblico. Certo è che, tra i tanti spiriti evocati, compare nel “Magick” anche il nome di Shaytan. Il demonio delle religioni monoteiste. Tuttavia questo Satana va inteso come simbolo “fallico-solare”. Principio maschile e sessuale. Un concetto piuttosto criptico ma che, di sicuro, nulla ha a che spartire con il signore del male.

Crowley morirà nel 1947 distrutto da una vita di abusi di ogni tipo. Eppure è stato uno di quei personaggi istrionici , oltre che terribilmente ambigui, in grado di suscitare tutt’oggi interesse e ammirazione. Ma anche odio e timore.

Io col “Magick” ci sono cresciuto. Non ho mai avuto il coraggio di cimentarmi in rituali o pratiche occulte. Quello che è certo è che se non l’avessi avuto tra le mani oggi, forse, sarei una persona leggermente diversa.

PS: Non me ne vogliano i seguaci di Mr. Crowley. Ho cercato di descrivere sinteticamente e in modo comprensibile il contenuto del testo rapportato, ovviamente, alla mia esperienza di giovincello.

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