Giocare con il tempo, subirne il fascino scientifico, aritmetico, il lento divenire dei minuti, delle ore, dei giorni e infine degli anni; cercare di catturarne l'essenza, renderlo materiale e visibile, essere in grado di prendersi gioco di lui, aspettare e anticipare gli eventi.

Su questo tema si è scritta molta letteratura, tanta filosofia, ma anche tanto cinema, affascina tutti il significato impercettibile del presente, l'essenza pura e concreta del passato, l'incognita del futuro. Nel 2006 è uscito "The Lake House" ("La Casa Sul Lago Del Tempo") prima opera girata ad Hollywood del regista argentino Agresti, film che appunto riporta nuovamente la dinamica temporale come spina dorsale di una trama eterea, sfuggente e complessa. Inspirato ad un film coreano, ("Il Mare"), questa pellicola ha nella storia che racconta elementi molto interessanti che la distaccano da un certo filone romantico, degradato e usurpato negli ultimi tempi, tanto che ormai è impossibile vedere una commedia romantica che faccia divertire, emozionare, ora sono solo piene di retorica e basate su ripetizioni di stanchi cliché. "The Lake House" racconta una storia d'amore impossibile; lei (Sandra Bullock) è una dottoressa dall'animo solitario che cerca un po'di tenerezza in un periodo buio, lui (Keanu Reeves) è un giovane e brillante architetto. Tra i due nasce un intenso rapporto di corrispondenza, vivono nella stessa città (Chicago), ma non s'incontrano mai, non si potranno mai incontrare, infatti c'é un problema: lei vive nel 2006, lui nel 2004.

Protagonista di questa storia è la casa sul lago che entrambi abitano in periodi differenti, è grazie alla cassetta delle lettere che i due protagonisti possono comunicare e annullare il tempo che li separa. Non c'é una spiegazione razionale o irrazionale al fenomeno, il regista non la fornisce, è una storia sospesa, quasi un sogno, un modo per comunicare che in fondo il caso nella vita è molto di più che una semplice comparsa e che può veramente condizionare la nostra vita, e se si pone l'occhio sui rapporti affettivi c'é poco di razionale. L'amore stesso è un sentimento incomprensibile, una sorta di forza magica che muove la natura e che nessuno può capire fino in fondo, e se a questo si aggiunge la rottura della dimensione temporale in cui noi tutti viviamo le cose si complicano molto. Un'opera quindi molto filosofica ma che mantiene la leggerezza di un certo modo di fare cinema per le masse, quindi non si punta tutto sulla metafisica e Agresti alleggerisce il tutto con scene toccanti, semplici che però non disturbano perché la parte fondamentale del film viene portata a compimento senza perdersi per strada e questo sorprende se si pensa che alcuni spunti non sono nuovi. Alla fine ci sono elementi liberamente inspirati ad altre pellicole su temi analoghi, un po'di "Ritorno Al Futuro" e "Frequency", ma questo è normale si tratta di un film di Hollywood che deve soddisfare un po' tutti i palati e fare cassa, ma mi ha stupito perché mantiene il lato colto, anche se diluito, e si apprezzano le interpretazioni di Reeves e della Bullock. Soprattutto l'attrice americana riesce a staccarsi dai ruoli banalotti e sentimentali che le hanno cucito addosso, ha un discreto talento e sa recitare, e per tutto il film ha il suo tipico esile tono di voce che valorizza la sua Kate, non un grande personaggio ma certamente ben riuscito e non stereotipato.

Fotografia forse un po' troppo patinata, ma alcune scene sono molto belle, una su tutte il ballo tra Kate e Alex sulle note di "This Never Happened Before" di Paul McCartney; ve lo consiglio, il primo quarto d'ora è cervellotico ma alla fine lascia soddisfatti e leggeri.

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