Dopo la visione di questa pellicola ho ridefinito "intelligente" e "stupido", quasi in maniera piagetiana "l'intelligenza è una forma di adattamento all'ambiente".

I Ragazzi furbi escono in branco arcobaleno e free noise per intrappolare belline acqua e sapone, invece i grandi idioti hanno ragnatele di fuochi d'artificio, destinate a bruciare nel cielo senza poter immobilizzare alcuna carne. Come se tracciassero linee con pastelli da manicomio. Sono giunto alla conclusione della malattia e del no-sense come unica esperienza vitale flaubertiana, anche perchè "il piacere scrive in bianco" mimando di rimanere calcificato ma mentendo. Penso inoltre di non esistere più e di aver solo sognato delle mie impronte, in realtà impresse su neve con inchiostro simpatico; non esiste il passato, il presente e neanche il futuro.

Di noi non rimarrà assolutamente nulla essendo la morte l'ultimo domicilio e l'oblio custodirà ogni nostra azione sotto il profumo del marmo. Nessuno di noi tra cento anni sarà mai esistito. Si sfilaccerà come un tappeto persiano fake la nostra immagine da ogni cervello estraneo e familiare fino a concederci una lievitazione extra terrestre, una disappartenenza etena al genere umano. Jodorowsky ha capito, tramite la sua fitta rete apollinaireiana, che il sogno è piu reale e sottocutaneo di qualsiasi analisi sobria da libercolo universitario; "El topo" vive di paradossi interiori che sgorgano come farfalle-scarafaggi durante l'attività onirica, per illividire e allo stesso tempo adornare la carne. La vita è menzogna, paura, teatrino, compromesso; il sogno è un Giano Bifronte free jazz, un "noi all'osso" incapace delle menzogne da scuola di dizione a cui ci hanno addomesticato appena svegli. Le prove che il pistolero (Jodorowsky stesso) dovrà affrontare, sono delle implosioni esistenzialiste nel quale si imbottirà di deserto compresso pur di avere un segnale mistico e un orgasmo metamorfico. Alejandro irride sottilmente qualsiasi volontà di decodificazione, poichè la vita stessa risulta simbolica, irrisolvibile e priva di alcun senso. E volendo anche trovare psicologicamente un senso a qualsiasi azione, il senso supremo, quello della vita, rimarrà sempre oscurato. Il personaggio del pistolero è l'antitesi di chi si affida alla religione cieca, all'amore, allo stato, alla politica, tutte sovrastrutture castranti, tutte chimere che trovano la propria spiegazione nella paura apollinea del nulla. Trovare delle sotto attività con un senso compiuto, ingioiellarle di significato e fare di esse la propria vita, distrae dal peso insopportobaile del decadimento, del dolore e della morte.

Questa è un opera d'arte per chi crede ancora nella disoccupazione, nel non esserci e nella mellifluità della propria carne.

^_^

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