Tokyo night, Tokyo dream...

Mi cimento con un’ opera che per anni ho sempre considerato con affetto perchè soddisfa diverse mie esigenze sul piano mistificatorio, un’ opera completa dunque partendo proprio dall’ elemento primario e cioè quello musicale, non a caso Hiroshi Sato, Yusuke Hoguchi, tanto per citare, sono fior fiori di musicisti e il cantato della Mussolini è una viva sorpresa in positivo per tutti noi.

Ma la cosa più bella è che non c’è da parte mia nessun provare a buttarla sul ridicolo , ne a schernirla come opera kitsch, ne ad usare l’ altisonante passato degli avi per pregiudiziare (e non mi vergogno di dirlo) questo ottimo prodotto artistico.

Alessandra nel 1982 ha vent’ anni ed è una sana ragazza piena di salute e di sani principi, racconta il suo modo di affrontare la vita , i suoi sogni, i suoi obbiettivi. Sa che il divertimento è fine a se stesso e preludio ad una realizzazione. Sa che il sesso senza sentimenti è un surrogato dell’ amore e non perde tempo, lei vuole la cosa più vera e quindi più forte: non la dà a nessuno! Ma ci indica la strada per potere magari ambire, attraverso un cammino iniziatico, ad essere degni di baciare quei meravigliosi piedi. Col pericolo che il boomerang del di lei piacere ci potrebbe far alzare il braccio teso (questa volta il braccio) a modo di una situazione di Kubrickiana memoria facendoci esclamare: “TUO NONNO A NOI!”

Farà sorridere questa descrizione ma fossi in voi non mi rilasserei, la Mussolini potrebbe essere il grado di trasformare il nostro atteggiamento ascetico cambiandolo in ascellotico perchè la domanda sorgerà spontanea: avrà l’ ascella rasata o no? Tifando noi tutti per la seconda... Insomma non fate gli schizzinosi e arrendetevi ad una sana boccata di passera fresca! Solo per quei piedi dovrebbe immediatamente essere innalzata a icona fetish.

Ribadisco che questo lavoro, anfratto rosa umido e profumato, è ben fatto, c’è tentazione ma non c’è perversione. Ringrazio la mente che ha concepito una situazione di questo genere, che ha avuto la folgorazione di assemblare un artwork di quella portata, il cantato in tre lingue, suonato magistralmente da navigati professionisti, stampato solo in Giappone, un nome altisonante nel bene e nel male; è tutto così perfetto.

Da “Carta vincente”, secondo pezzo del disco: “Quel tuo fare prepotente, qui nessuno dice no, è la tua carta vincente, io vincente non la do. Corpo, anima più mente solo allora volerò, questa si è carta vincente, ma per te ancora no.

Brava Alessandra!

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