Questa è una storia personale.

Ho comprato "Una storia a Fumetti" il 12 agosto 2009, a Torino, in un afoso pomeriggio,  proprio all'ultimo: il treno stava per partire e io ho ancora fatto un salto nella libreria all'interno della Rinascente.
Ero lì per comprare quel fumetto che ore prima, sfogliandolo, aveva attirato la mia sonnolenta attenzione.
Sentivo che lì dentro, tra quelle siepi disegnate meticolosamente e quei treni in viaggio, c'erano le avventure estive che avevo spesso pregustato ma raramente vissuto.
Ho dato i miei, sì i miei, soldi ad un annoiato commesso, per poi correre giù dalla scala mobile, verso Porta Nuova.
Schivavo di fretta le persone in via Roma, mentre nella mia testa proiettavo ansiosi film mentali per darmi una mossa: con me protagonista che che arrivo e vedo il treno ormai in partenza e cose così.
Ma fortunatamente al mio arrivo il treno non è ancora partito, e il mio amico mi sta aspettando.
E' quindi col fiato grosso e l'adrenalina in corpo che mi siedo nel vagone, e, dopo essermi guardato intorno, estraggo dalla borsa di plastica il volume che custidisco gelosamente e che mi ha fatto fare quella corsa; lo sfoglio.

Ragazzi innamorati, piccoli lidi nascosti tra le canne che possono essere raggiunti solo attraverso umidi sottopassaggi, feste in spiaggia e fuochi d'artificio.
Promette bene.
Ma, aihmè, le rose non fioriscono, e in meno di venti minuti mi rendo conto di aver terminato di leggere tutto il volume senza nessuna emozione.
Rabbia e frustrazione: non è possibile ho buttato via i soldi, perchè la sensazione che ho è che queste storie mi siano scivolate addosso.
Non una battuta fulminante, non una storia che mi colpisca.
Maledico ad alta voce l'autore, la mia avarizia e mi lagno dell'inconsistenza delle storie. Non comprerò mai più un fumetto, mi dico seccato.
Deciso a sfogare la mia frustrazione  irritata giunto a casa apro il blocco note per scrivere una recensione infuocata.
Ma rileggendola, una volta terminata, mi rendo conto che è troppo di parte, ok senti di avere sprecato i soldi, mi dico, ma riflettici sù, calmati e scrivila a sangue freddo: aspetta che ti sia passata l'incazzatura, mi ripeto.

Così ora passati otto mesi, molte cose piacevoli sono successe, e credo di trovarmi nel giusto stato emotivo per dire la mia su questo volumetto a fumetti.

Come  per molti altri autori, Europei o Americani, in  "Una Storia A Fumetti" si racconta di piccole situazioni quotidiane e intrecci sentimentali, possibili o sfiorati.
Alessandro Baronciani, vive e lavora tra Milano e Pesaro; fa il grafico e l'illustratore; trovo molto belle le sue illustrazioni, vi consiglio di fare un giro sul suo blog perchè merita la pena.
Collabora con la rivista "Rumore" e ha realizzato copertine per diversi libri come: "Solo i Treni Hanno La Strada Segnata" di Gabriele Romagnoli, "Se Fai Un Bel Respiro" di Carlo Pastore e altri ancora che non sto ad elencarvi perchè non ne ho voglia.

Riedizione del volume già uscito nel 2006, con in aggiunta la prima storia della serie, inizialmente scartata, è una raccolta delle prime storie scritte da Baronciani e spedite a casa dei primi fedeli abbonati.
In poche parole, spedivi una cifra simbolica all'autore che ricambiava mandandoti a casa via posta una di queste storie; bello eh?
Coprono infatti l'arco di cinque anni a partire dal 1999, e sono il frutto del rapporto diretto tra autore e lettore, come viene pù volte sottolineato nelle recensioni e articoli che lo riguardano.
Colpisce immediatamente la bellezza degli sfondi all'interno delle tavole, ci sono quartieri tutti uguali, spiagge, piscine che sono "un cuscino enorme tra gli alberi del parco" e distributori di benzina all'alba; tutto in uno spietato bianco e nero che diventa il tagliente contrasto su cui si muovono i giovani protagonisti.
"Mi piace utilizzare i fondali come se fossero dei cartoni animati. Sopra voglio disegnare i personaggi che si muovono e parlano e dietro il fondo immobile. Anche le parole che dicono i protagonisti sono aggiunte dopo. Devono esser libere di fluttuare nella pagina. E poi se volessi cambiare il testo? Dovrei ridisegnare tutti i balloon" dice lo stesso Baronciani in un intervista.

Nella stessa Andrea Provinciali (l'intervistatore) definisce pop questi sfondi; definizione che trovo azzeccata: i bordi arrotondati, la semplicità e la pulizia delle linee, rendono questi scenari insieme reali e artefatti, donando una connotazione vuota e surreale alle storie.
Tutto è giocato sull'emotività, sugli sguardi e sulle parole non dette; vi dice qualcosa?
Forse vi richiama alla mente più o meno una buona parte della cultura occidentale da Cechov in poi?
Non sbagliate, perchè davvero i ritmi delle storie, dilatati e basati sui sentimenti e sulle sesazioni dei protagonisti, sembrano proprio provenire da un certo mondo letterario; sul sito della casa editrice Black Velvet si cita Virginia Woolf addirittura.
Ora non penso che qui ci sia la profondità di Carver, di Cechov, della Mansfield o della sopracitata Woolf, però sicuramente in alcuni casi l'approccio alle vicende dei personaggi non è dissimile dalle atmosfere di "Miss Dallowey" o dell'autore de "La Signora col Cagnolino".
Ma questo è solo un paragone, e ritornando al mondo dei fumetti possiamo richiamare all'ottimo Adrian Tomine, al giovane Bellstorf Arne oppure all'esordiente Vivès Bastien, questi ultimi entrambi per la Black Velvet.
Le situazioni sono spesso indefinite, frammentarie, e tutto è lasciato all'intuizione.
Questo riguarda gli ambienti, i personaggi e il modo di gestire le loro vicende; ciò che però non mi è piaciuto, anzi deluso, è stata l'inconsistenza delle storie.

Ciò che manca qui è purtroppo la capacità di sfornare storie originali che lascino il segno, spesso manca un intreccio o il reale svolgersi di una narrazione; cosa che invece a mio parere è presente in Adrian Tomine.
Purtroppo le capacità dell'autore, sotto il punto di vista narrativo, non è spesso all'altezza della sua volontà.
Appunto per questo prima ho accennato alla Mansfield o a Cechov, perchè, certo  è possibile far ruotare un racconto o una storia intorno ad uno sguardo o a delle parole non dette, però bisogna anche esserne in grado.
Questo secondo me finisce col limitare la fruibilità di questo volume, che indicherei a chi già conosce Baronciani e lo apprezza, perchè come ho detto qui ci sono tavole veramente belle; mentre per chi si affaccia per la prima volta a questo autore è meglio che si concentri su "Quando Tutto Diventò Blu" sua seconda opera edita nel 2008.

Certo se vogliamo possiamo leggere "la Storia" come quella che lega i singoli fumetti al rapporto tra l'autore e i suoi lettori, ed una crescita che è andata aumentando. Però per quel che mi riguarda non basta, nel senso che avrei preferito entrare in contatto con storie e personaggi un pò più originali o profondi.

In conclusione "Una Storia A Fumetti" è un libro che dopo avermi inizialmente irritato, mi ha aperto una finestra su un mondo che non conoscevo: quello degli Altro, in cui Baronciani canta e suona la chitarra, e delle illustrazioni dello stesso.

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