Il poeta detestato da molti studenti di ieri e di oggi, Giacomo Leopardi, famoso per le sue sfortune e per le opere dove prevale il pessimismo (cosmico, come definito dagli studiosi della sua opera), viene riletto e rivalutato nella breve vita e nelle opere come guida per la gioventù dallo scrittore (ma anche insegnante e sceneggiatore) Alessandro D’Avenia, autore di tre romanzi di successo (‘Bianca come il latte, rossa come il sangue’, ‘Cose che nessuno sa’ e ‘Ciò che inferno non è’), i cui protagonisti sono adolescenti dall’esistenza non ordinaria ma che comprendono la vita attraverso delle particolari esperienze, molte delle quali dolorose.

In un libro dove si rivolge al poeta dandogli del tu, raccontandone le esperienze di vita, citando e spiegando le sue opere e applicandone il contenuto per mostrare cosa e come fare per costruire una vita di valore, l’autore afferma che come esseri umani abbiamo dimenticato l’arte di essere felici, concentrati più sui risultati che sulle persone, trascurando di prenderci cura di noi stessi come esseri viventi, chiamati a essere di giorno in giorno più vivi, capaci di un destino (inteso come compito assegnato, di cui un individuo è chiamato a prendersene tutta la responsabilità e a realizzarlo) sconosciuto e accontentandoci di attraversare stancamente la ripetizione di giorni senza gioia. Si aggiunge a ciò il vivere in un’epoca dove si è tenuti in importanza come persone solo si è perfetti.

Il libro è diviso in 4 sezioni di cui 3 corrispondenti alle fasi di vita del poeta: ‘Adolescenza (o l’arte di sperare)’, ‘Maturità (o l’arte di morire)’, ‘Riparazione (o l’arte di essere fragili)’ e ‘Morire (o l’arte di rinascere)’.

Presentando l’adolescenza e la maturità di Leopardi dove il poeta aveva cercato di conoscere il mondo e la felicità prima attraverso i libri dell’enorme biblioteca della casa paterna e la natura e poi viaggiando per alcune città italiane fra il 1822 e il 1828, con la delusione di non aver trovato ciò che cercava, l’autore afferma che ogni adolescente ha un destino da scoprire ed è suo dovere nel momento della maturità impegnarsi con tutte le sue forze a compierlo, non importa se ci riuscirà o no, incontrando tutto quello che nella vita fa sperimentare la morte (ciò che Leopardi intende lo scontro con gli ostacoli, i fallimenti, le conseguenti tristezze e ferite che la vita oppone al rapimento – vocazione [spiegato dallo stesso autore in un convegno], ndr/nota di recensore – e all’eccesso di speranza, che caratterizza l’adolescenza), mentre si cerca di realizzare ciò per cui vale la pena vivere (un progetto, una relazione, un lavoro): un messaggio importante per la generazione odierna di adolescenti a cui è stato dato tutto, ma con il punto debole di non riuscire ad affrontare in modo adeguato il mondo e senza una ragione, valida/ndr, per vivere la vita.

Fra i molti elementi utili al senso di una vita fragile, c’è senza dubbio l’amicizia: per riparare un’esistenza visibilmente sfortunata (anche con i rifiuti in amore, tra cui quello famoso della nobile fiorentina Fanny Targioni Tozzetti) Leopardi aveva trovato negli ultimi anni della sua vita conforto nell’amicizia di due fratelli, Antonio e Paolina Ranieri. Ed è l’amicizia uno dei segreti per riparare sé stessi e gli altri dalle sofferenze della vita, perché necessaria per nutrirsi della fatica dell’esistenza e per trasformare la morte in vita, visto che solo gli amici, quelli veri/ndr, si sostituiscono a noi nei momenti in cui smettiamo di credere nella nostra più profonda essenza. Essendo inoltre la strada principale perché un destino diventi destinazione, poiché essere fragili costringe ad affidarsi a qualcuno, liberandoci dall’illusione di poter fare da soli.

Un libro che mi ha ‘sconvolto’, insegnandomi come vivere il mio rapporto con il mondo, soprattutto i ragazzi e le ragazze a cui insegno, e ‘segnando’ la mia vita insieme al precedente di Claudio Cecchetto, in un incontro strano ma determinante: (forte) motivazione nel vivere il mio splendido lavoro di insegnante e conoscenza, accettazione e confronto con la fragilità mia e di altri per conoscere e compiere il mio ‘destino’…(?).

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