La bruma, per chi non si intendesse di fiumi e di foreste, è la scienza che si occupa della nebbia del fiume che fa la sua comparsa nei mesi di ottobre e novembre, ed ecco che, per l'appunto, questo è un disco da ascoltare di notte, oppure in una di quelle malinconiche giornate autunnali con le foglie cadenti e con la nebbiolina a far da cornice.

Attenti, però, perché la fantasia del Ducoli, quando sembra che vada da una parte, può anche sterzare di colpo e cambiare totalmente rotta, e le sue storie non hanno mai un finale scontato. Ducoli ha smesso di fumare (beato lui!), ma non ha smesso e non smetterà mai di sognare. Una serie di canzoni da ascoltare di notte, in silenzio, entrano sottopelle come delle lame e per questo meritano attenzione, come direbbe Tom Waits, "in cerca di qualcuno che si prenda cura di loro, non abbiate paura, non mordono".

Questa volta ha deciso di regalarsi e di regalarci un insieme di perline in territorio puramente jazz, accompagnato da una serie di veri fuoriclasse del pentagramma. E' una delle sfaccettature di Alessandro Ducoli, questo poliedrico musicista che a volte è jazzman, a volte rock'n'roller, a volte cantautore italiano.

L'elenco dei musicisti è veramente da "bocca aperta" (lui la chiama "una scampagnata di pazzi", per me è un insieme di fuoriclasse): Alessandro Galati al piano e alle tastiere, Ellade Bandini alla batteria, Ares Tavolazzi al basso, Fabrizio Bosso (un vero talento emergente della tromba), il fido Mario Stivala e il grande Sandro Gibellini alla chitarra, nientemeno che Tino Tracanna al sax, più Paolo Filippi (basso in "Lettera") e Teo Marchese (batteria in "Blou"). Da un elenco simile di musicisti ascoltiamo un disco che è pura poesia sia testuale che musicale, ascoltare per credere cosa questi uomini hanno fatto alla "Canzone di Marinella" di De Andrè, (semplicemente stupenda), oltrechè su tutto il resto del disco.

A mio parere tutto il disco è su livelli decisamente superiori alla media, ma a spiccare sono due canzoni che personalmente non riesco a passare giorno senza ascoltare almeno tre-quattro volte: "Blou" e "Maddaluna", ma in generale è l'intero album a lasciare un segno, e non va ascoltato in mezzo alla confusione, per poterlo apprezzare al meglio va ascoltato in tranquillità e per almeno tre volte di fila. La superficialità non può abitare in dischi come questo. Tra l'altro c'è da segnalare che il disco è stato registrato e prodotto al Cavò Studio di Bergamo da Paolo Filippi che si occuperà anche della promozione dell'album.

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