Fulcro della mia recensione sul capolavoro di James Cameron sarà la mia passione per le tematiche uomo-macchina, che dall'inizio della rivoluzione industriale (con movimenti antagonisti come il Luddismo) fino ai tempi moderni (leggasi a tal proposito Isaac Asimov e la sue opere) ha affascinato e ispirato la mente di artisti, intellettuali e filosofi. Terminator è la trasposizione allegorica del timore (ancora primitivo nel 1984, anno del film), il quale ispirò a tal proposito il già citato Ned Ludd, che le macchine un giorno sarebbero state talmente sofisticate ed elaborate da sostituire se non annientare l'uomo come specie dominante della terra. Nel film in questione l'elemento "machina vs homo" viene fatto collidere con la questione del viaggio nel tempo e dell'imprevedibilità del fato umano, fattore sempre lineare e (secondo la mia interpretazione del film) immodificabile nonostante l'uomo modifichi il passato. Film come "Ritorno al futuro" o "Kate & Leopold" si occuperanno in futuro di approfondire meglio (seppure in modo molto più user friendly e commerciale) la correlazione complessa che lega tempo e destino. La filosofia in questo caso comunque la fa da padrona, e Terminator in sé ha proprio il merito o meglio la coerenza cinematografica di portarla alla comprensione dell'utente medio degli anni '80, mascherandola sotto le false sembianze di una trama a primo sguardo facile e confezionata. Alla fine il motivo perché l'uomo muore è solo ricercabile nell'io interiore, quell'io che con tanta facilità si trasforma da "Io dio" a "Io peccatore, debole, che sono solo polvere e polvere devo ritornare". Però di fronte al volto della morte l'uomo si riscopre capace, più vivo di quanto si fosse mai sentito prima e come l'introduzione ci fa notare, egli si ribella, si dimena nella realtà che lo circonda, cerca una via di fuga. Rivaluta anche la vita fraterna, con i suoi simili, riporta in auge la comunione che l'abbondanza gli ha strappato dalle mani, rendendolo eccentrico ed egoista. In qualche modo quindi è la minaccia che rende l'uomo migliore, che lo costringe a rimediare prima che sia troppo tardi. Come diceva Socrate, nessun uomo fa (o ricerca) il male, il male per se stesso inteso. Parentesi filosofica a parte, è da ricercare qui, in questo fattore, l'origine della civiltà antropologica che noi conosciamo e alla quale, proprio perché siamo e saremo sempre uguali, non potremo mai sfuggire.
Ora, tornando all'opera in questione, come nella Bibbia il mondo viene salvato da parte di un uomo solo (in tal caso Dio che si abbassa alla condizione di uomo), così in Terminator un uomo solo (e non "la gente", come vorrebbe qualche nostalgico quanto ridicolo sessantottino) può salvare il mondo. Salvarlo da cosa? Salvarlo dal suo, non ancora rivelato, nemico. Una macchina con sembianze umane, il Terminator appunto. Ecco quindi che il tema della trasfigurazione, utile agli scopi della gente, l'equilibrio tra l'essere e l'apparire, chiodo fisso della letteratura dalla invenzione della scrittura, nascosta anch'essa (come già detto) sotto una trama ingannatrice, si rende al servizio del cinema. Cinema di gran classe in questo caso. Se il nemico vuole distruggere, l'anti-nemico deve creare, o meglio, proteggere il creato e il suo destino prima che venga distrutto per sempre. Il destino del creato in questo caso sarà determinante per il futuro dell'intero genere umano, che si troverà coinvolto in una lotta che (forse?) neanche prevedeva. L'elemento che l'anti-Terminator deve proteggere è una donna normale e anonima, una delle tante di Los Angeles, di nome Sarah Connor. Lei non sa che il suo futuro figlio, tale John Connor, sarà l'elemento determinante alla vittoria degli uomini sulle macchine, che in un tempo neppure troppo lontano muoveranno guerra ai loro artefici.
Riassumendo, nel futuro le macchine avranno serie grane con questo John Connor, perciò mandano indietro nel tempo un Terminator, per uccidere la madre della minaccia (Sarah) prima che la minaccia stessa sia concepita (John). La fazione della resistenza umana, capitanata da John Connor, viene a saperlo, perciò mandano a loro volta indietro un eroe, Kile Reese. Il film fa molta leva sul terrore che incombeva sul mondo dall'inizio della guerra fredda sul possibile confronto nucleare tra URSS e USA, proprio perché l'umanità verrà distrutta (nel 1997) da un conflitto nucleare scatenato dalle macchine. Incorporato conduce anche una critica velata al sistema di armamenti che la politica di Ronald Reagan all'epoca conduceva, visto che l'accesso delle macchine al mondo sarà un protocollo militare informatico per la difesa, chiamato Skynet. Una volta arrivato a destinazione, il Terminator (essere cibernetico rivestito di carne viva e quasi indistruttibile e inarrestabile), conoscendo la città e il nome dove Sarah Connor abita, percorre sistematicamente sull'elenco telefonico tutte le possibili Sarah, uccidendole. Ma prima che arrivi a quella vera, a quella vera arriva la salvezza, Kile. Di lì in poi sarà una continua fuga dalla macchina assassina e, forse per la prima volta nella sua vita, Sarah sentirà di essere importante. Kile le parlerà di suo figlio, di come insegnò ai superstiti della guerra nucleare a riconoscere e combattere i Terminator, come sopravvivere. John in persona regalerà a Kile in persona la foto della madre della leggenda, proprio Sarah. Conserverà ogni giorno quella foto, finendo per amare quella donna dal volto triste ritratta nella cellulosa. Così tanto che viaggerà nel tempo per lei. Intanto, ogni ora che passa, Sarah e Kile sono sempre più affaticati dalla fuga, e il Terminator che li bracca, visto che è una macchina, non prova niente quindi neanche dolore.
Nonostante tutte le sfide che la missione gli imporrà, Kile Reese difenderà a spada tratta Sarah, fuggendo il più lontano possibile dal Terminator. Fino al momento in cui il confronto sarà inevitabile. Dopo una serata d'amore che descriverò più avanti, Sarah e Reese vengono scoperti dal Terminator nel loro rifugio, e da qui partirà il cruento, decisivo e feroce scontro finale con inseguimento allegato. Kile, che precedentemente era riuscito a procurarsi dell'esplosivo, riesce a farlo esplodere per fare saltare l'autocisterna che il Terminator guida nell'inseguimento. L'esplosione, devastante, sembra uccidere il Terminator, ma in realtà uccide solo la sua apparenza, perché il fuoco brucia la pelle che lo ricopre. Così, dopo non molto, dalle fiamme si erge ciò che la macchina veramente è: un esoscheletro metallico, con agghiaccianti occhi retroilluminati di rosso sangue, arti appuntiti, uno sguardo gelido e una sola volontà, la più tremenda: portare a termine le istruzioni, uccidere una volta per tutte Sarah Connor. A quel punto Kile e Sarah si rifugiano in una fabbrica a fianco della strada (l'azione è totalmente notturna) ma la corsa del Terminator è inarrestabile. In quel momento è giunta l'ora per l'eroe di giocare l'ultima carta, quella più preziosa: la propria vita. Infilando un'altra granata nell'esoscheletro della macchina questa esplode insieme a lui, che così muore. Il resto rimasto ancora attivo del Terminator viene demolito da Sarah stessa, in una pressa idraulica, usando una macchina per distruggerne un'altra. Dopo qualche tempo si scopre incinta, per via della nottata passata con Kile. Così l'eroe stesso ha fabbricato la speranza amando l'umanità, sublimata nella figura di Sarah.
Ora potrei stare a riflettere sui valori artistici di questo film a lungo, ma dedico anche un poco di spazio al lato tecnico, anch'esso molto presente. Guerre Stellari ce lo aveva insegnato, gli effetti speciali potevano non essere solo legati a film di serie B, certamente. L'evoluzione di questi dal 1977 al 1984 è stata a dir poco eccezionale, e avrebbe fatto la fortuna dei film di cassetta. E Terminator non si tira indietro, pur essendo un prodotto artisticamente in alto, a questa possibilità e non la snobba come avrebbe fatto un Fellini o un Bertolucci. In questo modo quindi si coniuga tecnologia con arte colta, un grande film con l'industria cinematografica, connubi che sarebbero stati applicati più volte con risultati veramente buoni (ET, Braveheart, Il Gladiatore, The Prestige, Collateral...). Tornando agli effetti speciali, sia visivi che sonori, questi sono di forte impatto e di certo utili, purtroppo in alcuni punti possono soffrire dell'età (l'esoscheletro in metallo è visivamente riconoscibile come animato a passo uno, le scariche elettriche non sono proprio realistiche) ma non compromettono il risultato finale. Sicuramente da notare la colonna sonora, sullo stile di 1997: Fuga da New York, che utilizza al 100% sintetizzatori e suoni elettronici, nel pieno rispetto della tradizione degli anni '80 e anche per fare richiami al futuro prossimo (cosa ne potevano sapere negli anni '80 che nel 2000 sarebbero stati più in voga i suoni acustici?).
La regia è sufficientemente trasparente, la fotografia riesce nell'intento di trasportare lo spettatore nel futuro, gli attori sono in riga e fanno il loro lavoro. Con il ruolo di Terminator, il semiconosciuto Swarzenegger si costruì la fama. In quanto a me consiglierei questo film a tutti quelli che sapranno aprezzarlo, e spero che questa mia recensione abbia reso almeno l'idea di questo gran bel film, che riesce a fare ancora oggi quello che molti film non riescono più a fare (e che sarebbe il primo scopo del cinema): divertire.
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