La figura del compositore si differenzia in maniera abissale da quella dell'interprete, che il più delle volte anche ai massimi livelli, non viene baciato dal dono del comporre, non sono molti ai giorni nostri i casi di compositori in grado di toccare le corde dell'anima e di essere al tempo stesso ottimi strumentisti, uno di questi casi è certamente quello di Alessandro Esseno, compositore, pianista, e tastierista, che riesce ad esplorare i nuovi territori della composizione del secolo che stiamo vivendo, insieme ad una tecnica accademica assolutamente impeccabile.

Come è stato rilevato dalla critica specializzata, l'arte musicale di Esseno non è facilmente catalogabile, il background classico è stato sublimato in forme sonore assolutamente originali, un accostamento pianistico seppure alla lontana, potrebbe essere in una certa scuola anglosassone di pianisti come Keith Tippett o americani come Lyle Mays, ma tali accostamenti non rendono giustizia a Esseno che riesce ad essere soprattuto se stesso. Un persorso artistico travagliato, come lo stesso compositore tiene a farci sapere nella prefazione nel libretto interno di questo cd pubblicato nel 2006, con i problemi di sempre soprattutto nel nostro paese, di incompetenze, non professionalità, malafede, che hanno ritardato ma non impedito alla fine la pubblicazione di questo e altri dischi grazie anche all'etichetta Rai Trade-Videoradio.

Il disco si muove tra campionamenti ipnotici e sezioni di archi post-moderne dove grandi linee melodiche disegnano scenari immaginifici e grandiosi, come nel brano d'apertura "Viaggio nell'anima", o in "Battiti", che riesce a farci immaginare Vivaldi vissuto ai giorni nostri alle prese con i campionatori.. Per cambiare poi bruscamente traiettoria in "Riflessi in uno specchio scuro" e "Il cielo sopra", dai complicatissimi arrangiamenti e sonorità da camera, che sembrano richiamare alcuni fotogrammi di Kubrick. Le pause sono spesso affidate al pianoforte, dalla sonorità cristallina perennemente reverberata, quasi fosse posizionato in cima ad un canyon, suonato da Esseno sempre alla ricerca dell'emozione pura e mai condizionato dalla tecnica fine a se stessa.

I 21 brani dell'album scorrono come acqua, a volte incontaminata a volte radioattiva, a secondo della forsa abrasiva dei pezzi, per arrivare al brano finale "L'orgia della guerra", curioso e inedito mix di tamburi del Bronx e cori presi in prestito dalla musica contemporanea, dove sonorità Apocalittiche ci travolgono insieme alla follia dell'uomo moderno e ai suoi peggiori istinti primordiali. Un artista complesso, a causa delle molteplici chiavi di lettura della sua musica che possiede una speciale qualità visiva, spesso di tipo cinematografico, un compositore che sapendo di avere molto da dire, nel suo cammino professionale ha scelto il silenzio di un persorso solitario e senza clamori; niente ospitate televisive nazional-cialtronesce, niente lustrini festivalieri, nessun carrozzone politico alle spalle, una volta tanto unica protagonista assoluta: la musica.

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