Un disco potente, lisergico, visionario e allucinogeno quindi. Ma soprattutto rigorosamente dal vivo. Mentre in Italia i mezzi di distrazione di massa ci informavano che il bambino di Nina Moric aveva messo il primo dentino, e che Albano e Romina si stavano separando (cosa cazzo ce ne frega a noi verrebbe da aggiungere con un coro da stadio..), Alessandro Esseno ha pensato bene di esibirsi in nazioni come Belgio, Germania, Stati Uniti e Danimarca, dove sebbene gli abitanti siano anch'essi esseri umani, il livello culturale non è ancora quello di un branco di cerebrolesi affetti da morbo di Sanremo/Parkinson. Malattia degenerativa invalidante da cui non c'è scampo: giorno dopo giorno il cervello prima si atrofizza e poi muore.

Una carriera trasversale in controtendenza universale alle leggi vigenti nel mondo dello spettacolo in Italia (vogliamo chiamarla mafia?), iniziata nel 1990 con la pubblicazione di un primo album per certi versi avveniristico, perlomeno nelle tematiche e negli arrangiamenti.

Nel corso di concerti tenuti da Esseno in un arco di tempo che và dal 1993 al 2013 (però!), questo artista ribelle e mai domo, snocciola brani di differente natura energetica; da un tipo di rock post-moderno e cocainomane (dal sapore vagamente crimsoniano leggi Adrian Belew..), ad atmosfere rarefatte e primordiali riconducibili ad un certo tipo di musica di scuola teutonica (leggi Tangerine Dream & affini..). Ma Alessandro Esseno è soprattutto se stesso. Un artista lontano da mode e tendenze culturali o giù di lì, con uno sguardo sulla vita disincantato e al tempo stesso scampato alle brutture del mondo. Sciabolate di chitarra elettrica, fanno da contrappunto alla dolcezza liquida di un pianoforte perennemente riverberato e lontano, ma all'occasione potente e preciso nel tocco come un percussore meccanico.. Strutture di archi in 6/8 fanno da contraltare alla storia poetica e commovente nel brano "Andrew il delfino"; in versione trio con basso e batteria, Esseno sfodera la sua proverbiale tecnica pianistica, rivisitando un classico degli anni 60' del cantautore americano Tim Hardin: "Hang on to a dream". Con all'interno citazioni che vanno da Lalo Schifrin a Gershwin, passando per i Pink Floyd e Chopin.. Raro esempio di consumato professionismo.

La gallery prosegue con brani da manuale come "Sky line" o "Dove gli aerei lasciano la scia". Forme sonore incontaminate, sono il contenitore di emozioni congelate nel tempo e perciò di una purezza quasi insopportabile..

Un disco dal vivo che è anche al tempo stesso uno schiaffo morale ai vari critici musicali italiani, sempre stranamente distratti o assenti quando si tratta di spendere due parole su artisti italiani di grande talento (leggi Luigi Tenco, Umberto Bindi, Piero Ciampi), colpevoli solo di non appartenere a nessun carrozzone politico o associazione a delinquere (che poi abbiamo visto essere la stessa cosa..). Ma Alessandro Esseno conosce bene tutto questo ed è già oltre, come recita il suo nuovo bellissimo album pubblicato in questi giorni dal titolo "La legge del continuo mutamento". Niente e nessuno potrà mai fermare un artista di talento. Ci sarà sempre qualcuno in grado di dire no alla profonda stupidità degli esseri umani, e dire invece si alla possibilità di un cambiamento, di un mondo diverso da questo. Il sogno di un antica speranza non potrà mai spegnersi del tutto..

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