Vi segnalo - proprio mentre è appena uscito il nuovo album di Mario Biondi - l'uscita del primo album del musicista emiliano Alessandro "Duka" Magnanini (autore del brano "This Is What You Are", hit che rivelò Mario Biondi, del quale Magnanini in questi anni è stato autore, produttore e direttore d'orchestra); l'eclettico Magnanini in realtà ha anche un passato come virtuosissimo chitarrista della band di Cesare Cremonini: in effetti compare come tale anche nell'ultimo lavoro del cantautore bolognese, "Il primo bacio sulla luna", ma in particolare lo ricordo svettare, in questa veste, nel Maggese Theatre Tour del 2005, immortalato dal CD+DVD "1+8+24".

Il disco di Magnanini si chiama "Someway Still I Do" ed ha ricevuto, nel web, varie recensioni estremamente lusinghiere alle quali ho ora il piacere di aggiungere questa mia. Esce per la casa discografica indipendente Schema Records, per la quale a suo tempo appunto uscì "Handful Of Soul" di Mario Biondi.

I brani sono quasi tutti cantati in inglese (a parte uno) e da vari interpreti: Liam McKahey, già voce dei Cousteau; Rosalia de Sousa (già in un disco con Nicola Conte); Jenny B, che vinse la categoria giovani a Sanremo 2000, ed altri ancora.

E' un disco che riesce ad essere raffinato e "very classy" ma anche - ad un tempo - di facile e piacevolissimo ascolto. E coniugare i due pregi, si sa, non è affatto cosa facile ...

Benchè su iTunes ed altrove lo si classifichi un po' semplicisticamente nel genere "jazz", a mio avviso un'atmosfera autenticamente di stampo jazz si può cogliere, forse, nei soli brani strumentali "Greetings From Here" (bellissimo il vibrafono solista di Pasquale Bardaro) e "Blind Date Blues" (mi riferisco essenzialmente ai momenti in cui si affacciano, rispettivamente, il pianoforte solista di Luca Mannutza ed il flicorno di Fabrizio Bosso); c'è poi un terzo brano solo strumentale, "Suddenly ...", che invece non ha proprio nulla di jazz, direi, perchè è latino, avvolgente ed intrigante, con una bella fisarmonica e con la virtuosissima tromba solista sempre di Fabrizio Bosso (artista che non ha bisogno di presentazioni; suona un po' in tutto il disco ma in particolare in questo pezzo mi lascia veramente a bocca aperta).

Nei brani cantati, con il loro gusto per l'orchestralità e gli inserti di fiati preziosi, mi trovo invece, personalmente, a respirare soprattutto una assai piacevole - e lo è ancor più per me, che vengo così riportata immediatamente all'epoca in cui ero bambina - atmosfera lievemente retrò, da  colonne sonore dei grandi film anni '60; in più nei tre brani cantati da Jenny B (potenti e trascinanti sono, in particolare, "Open Up Your Eyes" ed il singolo "Secret Lover"... E che voce favolosa! La ricordavo brava e dotata, ma non fino a questo punto) mi si affaccia alla mente pure Shirley Bassey. Ascoltando Jenny B in questo disco mi chiedo che senso mai possano avere i cosiddetti talent (?) shows, se non per vendere all'ingrosso un po' di pile di CD di talentless people in più, quando invece autentici talenti come questa ragazza da oltre un decennio galleggiano nel semianonimato (se non nell'anonimato più totale) ...

Tornando all'album, è davvero un gran bel disco: un disco da avere, per me.

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