È stato a ragione uno dei film del genere fantascientifico più considerati degli ultimi anni e con riscontri positivi sia da parte del pubblico che degli addetti ai lavori. Diretto dallo sceneggiatore Alex Garland (qui al suo debutto come regista), "EX_MACHINA" (2015) è un tipico film che per funzionare, si ritiene in generale debba avere un cast di attori particolarmente bravi. Anche perché i personaggi sono solo quattro. Eppure sebbene nessuno di questi (Domhnall Gleeson, Alicia Vikander, Oscar Isaac, Sonoya Mizuno) sia autore di performance indimenticabili (oppure proprio per questa ragione) il film funziona perfettamente. Questo succede perché come le tessere di un mosaico all'interno di un disegno più grande e pilotato sapientemente dal regista, gli attori e la loro interpretrazione - come le atmosfere e le ambientazioni, la colonna sonora - ogni cosa si incastra perfettamente nella definizione di una storia che basata su di un'idea sicuramente non inedita, si sviluppa in maniera originale e universale, trascendendo i soli confini del genere fantascientifico.
Che cos'è infatti "EX_MACHINA"? Il film è stato premiato agli oscar per i migliori effetti speciali, che del resto - unite alle ambientazioni suggestive e nel contrasto tra gli interni asettici nello stile classico "A Space Odyssey" e gli esterni girati tra Valldal e il fiordo Sognefjord - costituiscano un valore aggiunto anche sul piano simbolico. In buona sostanza la storia si basa comunque sulle interazioni tra i diversi personaggi e in particolare sugli equilibri tra Nathan Bateman, CEO della BlueBook, il giovane programmatore Caleb Smith e l'umanoide Ava. Tutto si svolge nella casa (che poi è un laboratorio di ricerca) di Bateman che ha scelto Caleb per eseguire il "Test di Turing" attraverso il quale determinare se Ava abbia una propria intelligenza e coscienza di sé. Inizialmente entusiasta per questa opportunità, durante le "sessioni" (monitorate a distanza da Bateman), Caleb finirà con il sentirsi emotivamente coinvolto nel suo rapporto con Ava (che d'altro canto dimostra gli stessi sentimenti oltre che una profonda sofferenza per la sua costrizione nel laboratorio) e scontrarsi in maniera violenta con quello che è il suo ruolo e il comportamento ostile di Bateman che chiaramente considera la AI nulla più che una sua creazione perfettibile.
Il film è quindi un thriller psicologico di ambientazione fantascientifica e con implicazioni di natura etica e "comportamentale". In qualche modo mi è venuto da pensare a "Sleuth" (2007) di Kenneth Branagh con Michael Caine e Jude Law. Anche in quel caso del resto le passioni sono soltanto un pretesto in un contesto post-moderno a circuito chiuso e dove i due protagonisti si confrontano in maniera ambigua in un duello psicologico e di astuzie. Tutti e tre i protagonisti, a partire dal "creatore" Nathan Bateman che chiaramente si considera alla pari di un dio per aver ricreato la vita, ricercheranno invero tutti di essere il vero "deus" e manipolare gli altri secondo quelle che sono le loro finalità e ergersi su di loro come artefice del loro destino. Ma qui l'unico vero deus è proprio il regista e tutte le carte appaiono scoperte sin dal principio, tuttavia, pure tutti quanti consapevoli del loro destino, continueranno a pecorrere la loro strada fino alla fine.
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