Ho comprato Essere Felici Mangiando Una Torta Di Frutta durante una delle mie frequenti incursioni a caccia di dischi in offerta speciale, incursioni che mi consentono di inguattarmi cassette, cd e vinili in quantità spendendo una miseria. La casa discografica è la Baracca&Burattini, quella degli Snaporaz, quella che ha curato, tra l’altro, la pubblicazione dell’album d’esordio degli apprezzabili Baustelle, quindi nella mia testa questo dava ai Lubna una certa street credibility, per cui ho pensato “ma sì, prendiamoli”. Poi, normalmente, gli acquisti a occhi chiusi non mi tradiscono (grazie a tale modus operandi ho potuto conoscere gli immaginifici Larry Martin Factory). In questo caso, invece, dopo un primo (e poi un secondo, un terzo, un quindicesimo) ascolto la mia anima di musicofila si è trovata scissa, preda di una terribile empasse, che ancora oggi perdura e che può così riassumersi: non riesco a capire se il disco mi piace o mi fa ribrezzo.
Musicalmente parlando i Lubna sono un progetto piuttosto interessante, una miscela di buon pop, dub, qualche spruzzo di funky, un ricorso all’elettronica tutt’altro che strabocchevole e ai fiati proprio nei punti giusti, per impreziosire le armonie. Pezzi che ti costringono a ballicchiare, o quantomeno a muovere ritmicamente la punta del piede destro, come Nuova Casa, Un Appiglio Mobile, Lotteria Totale, Strani Giorni, si alternano a momenti più d’atmosfera, più morbidi, i più belli dei quali rimangono Il Gioco Degli Occhi e Il Moltiplicatore.
E allora dove sta il problema?
Il problema sta nel fatto che, a tanta bravura dal punto di vista strumentale e melodico, si accompagnano l’alquanto discutibile operato della cantante e l'irritante debolezza dei testi.
Riguardo ai testi c’è poco da fare: carini quando rimangono sul piano della semplicità, quando sfruttano il refrain ossessivo, come in Appiglio Mobile o Strani Giorni, interessanti anche se un po’ pretenziosi in Il Moltiplicatore e Il Gioco Degli Occhi, si fanno banali e rasentano l’idiozia nel resto dei brani.
La cosa peggiore, però, è la vocalist del gruppo. La buona Laura si sforza, suda e ce la mette proprio tutta ma, purtroppo per lei, nonostante ricorra a una specie di rap strascicato in molti dei pezzi, non riesce a superare una cronica sfiatatezza (si dice?) e una certa tendenza a cannare i semitoni (detto in volgare: a stonare). E, malignamente, mi vien da pensare: se la tizia in questione non facesse di cognome Redeghieri (?!?!) a quest’ora sarebbe MAI entrata in sala d’incisione?
Insomma: musicalmente pregevole, per il resto Essere Felici Mangiando Una Torta Di Frutta è un vero pianto. Da acquistare solo se in offerta speciale.
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