Giovedì 12 ottobre alla Gabbia di Bassano sono di scena gli Alexisonfire. Prima di loro i Johhnny Truant, Gaia Corporation, Airway, Cruel Boxes, Unbreath, e chi più ne ha più ne metta. Beh, a dire il vero un gruppo mancava, gli Emanuel, spalla dell'intero tour europeo dei nostri cinque canadesi tranne che in Italia, manco a dirlo. Insomma, 5 bands più gli headliner, 12 euro, come si fa a non venire? Magari se lo sono chiesti in molti, però l'affluenza è stata misera, 100 persone, forse una manciata in più. Arrivo al locale che sono già le 10. Tempo di una birra e di qualche foto idiota con i miei irriducibili compagni di concerti che arrivano sul palco i Gaia Corporation, da Roma, side-project di Vinx dei Vanilla Sky. Alla loro prima esibizione dal vivo escono tra gli applausi: il loro screamo ha poco o nulla da invidiare ai grandi nomi dell'ormai inflazionata scena d'oltreoceano. Spazio ora agli anglofoni: tocca prima agli inglesi Johnny Truant, e quindi ai Nostri. Che dire dei Johnny Truant? Non sono certo il gruppo per cui farei kilometri, anche perché il genere che suonano non è certo il mio, però l'esibizione offerta è degna di nota. Metalcore incazzato, tirato per mezz'ora, senza un attimo di respiro: coinvolgenti a tal punto che mi viene da pensare che molti siano qui solo per loro. Non sono pochi quelli che cantano, si dimenano e si stringono davanti al palco per gustarsi l'esibizione degli inglesi, "contenti come i bambini il giorno di Natale" a detta del cantante, che sembrano alla fine divertiti.
Dieci minuti di pausa e salgono loro, gli Alexisonfire. Di nuovo in Italia, dopo i due concerti a supporto dei Rise Against, e meno male! Mi posiziono a ridosso delle transenne, dietro di me una cinquantina di persone; è anche l'1, magari qualcuno se l'è già filata. Si presentano e lasciano pensare al peggio: "abbiamo perso gli strumenti, questo è uno dei giorni peggiori della band"
, eh no, proprio oggi, non è giusto! Vabbè, suonate e basta, siamo qui per voi. Attaccano con "No Transitory" seguita da "Get Fighted", la mia preferita, e direi che come inizio non c'è male. Certo, bruciarsi subito due pezzi come questi è un po' rischioso, ma i Nostri se la cavano bene. A ruota seguono estratti del primo album, acclamatissimi come "44 Caliber Letter" e del nuovo, "Control", "White Devil" e "Happiness By The Kilowatt", la loro canzone più lenta, affidata alle dolci corde vocali di Dallas, che però non sembra metterci proprio il cuore. Segue poi un pezzo nuovo "BB King" che farà parte dello split coi Moneen che faranno uscire a Novembre. Sul palco i cinque si sentono a loro agio e si vede; il bassista si dimena come un ossesso, il cantante fa stage-diving continuamente e passa il microfono un po' a tutti i kids: proprio come all'Estagon di Bologna George Pettit si dimostra nuovamente un animale indomabile, sgolandosi e dimenandosi come un tarantolato... è l'eroe della serata (l'avrei premiato anche solo per il look in puro stile anni 90!). Anche i chitarristi non lesinano in quanto a presenza scenica anche se entrambi sembrano piuttosto stanchi. Si arriva così al finale: chiudono i conti con "Pulmonary Archery" e "Accidents" che con il coro "uoh-oh-oh-oh" coinvolge tutti i presenti. Al termine salutano tutti e se ne vanno, senza tornare, anche se più di uno li aspettava. 10 canzoni per 45 minuti possono essere un po' pochi, ma non lasciano certo l'amaro in bocca.
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