Immagina per un secondo di essere uno studente di ingegneria fuori corso, alle prese con gli ultimi esami della magistrale e l'inizio della tesi, in una stanza buia e umida nel seminterrato di una antica villa cesenate. Hai tutti i comfort che la società occidentale può offrirti ma in un certo senso la vita ti fa schifo. Anche tutta la musica che hai ascoltato fino a quel momento ti fa schifo. Le uniche cose che ti rendono felice sono l'erba e il sesso, e ciò non fa altro che acuire quel profondo senso di disadattamento e frustrazione che ti attanaglia l'anima. I tuoi compagni di viaggio sono ansia, stress e insonnia, guardacaso gli stessi che hanno accompagnato Alfa Mist durante la composizione di Antiphon, i cui brani sono stati composti prevalentemente di notte nel tentativo di esorcizzare quel demone invisibile che ha come unico scopo quello di non farti dormire.
Succede poi che i ragazzi con cui suoni ti fanno sentire un po' di robetta interessante, ti prendi bene e inizi ad ascoltarla in loop su una famosa piattaforma di streaming multimediale. Succede poi che nel bel mezzo di una fredda notte invernale l'algoritmo di questa famosa piattaforma ti sputi fuori Antiphon. Fino a quel momento non ero mai stato molto avvezzo alle sperimentazioni jazz del nuovo millennio, continuando imperterrito a crogiolarmi nei vecchi canoni di quel rock che personalmente ho sempre ritenuto disperso piuttosto che morto. Sono bastati i primi trenta secondi di "Keep On" per spazzare via tutta quella che era stata la mia vita (musicale e non) fino a quel momento, come se qualcuno avesse finalmente spinto il tasto reset nel cervello. Per non parlare di "Breathe", cesellata dalla voce di Kaya Thomas-Dyke; un brano da epifania, nel senso joyceiano del termine. "7th October" poi, è quel brano che ti fa muovere la testa a ritmo e che spezza egregiamente l'atmosfera con la sua fresca linea hip-hop. Altra menzione speciale la merita "Brian", brano che chiude il disco e molto spesso anche le esibizioni live di Alfa Mist, un vero e proprio gioco capace di disegnare un sorriso sulla bocca di chiunque.
Mi piace pensare che Antiphon sia stato concepito come una medicina per coloro che si sentono persi, incompleti e incompresi, intriso com'è di spiritualità e introspezione.
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