Dopo l'enorme successo di "Welcome To My Nightmare", cui seguì una trionfale tournèe, Vincent Furnier lavora al suo seguito, che vede la luce appena un anno più tardi. "Alice Cooper Goes To Hell" è uno degli album più melodici della interminabile carriera del musicista di Detroit: abbandonati i clichè del classico disco hard rock l'artista dà vita ad un vero e proprio musical, nel quale trovano spazio i generi più disparati. Ci troviamo di fronte a un concept album serratissimo, che vede protagonista manco a dirlo il solito Alice, vittima dei suoi stessi incubi: stavolta Cooper (come suggerisce il titolo della release) si trova ad affrontare un viaggio direttamente negli inferi.
Sinistri accordi di chitarra ci annunciano che il nostro si trova già tra le grinfie di Lucifero, mentre un coro di voci recita i capi d'accusa contro l'indiziato,emanando il verdetto "You Can Go To Hell!". Presto Alice scopre le torture che gli saranno riservate, "You Gotta Dance" con le sue cadenze disco rivela che i prigionieri sono costretti a ballare ogni volta che sentono la musica suonare, mentre nell'episodio successivo si presenta il diavolo in persona: superbia, cupidigia e pienezza di se emergono in "I'm The Coolest", canzone marcatamente jazz con tanto di basso in primo piano in cui Furnier recita alla perfezione la parte del suo nemico. Altra canzone altro cambio musicale, "Didn't We Meet" è una song melodica in cui Alice, atterrito, si accorge di aver già conosciuto il suo carnefice in sogno, mentre "Give The Kid A Break" (dalle cadenze rock'n'roll targato 50's) contiene un divertente duetto tra Alice e Satana: il primo prova a convincere l'altro di non meritarsi l'inferno, ma non riuscendoci si arrende e nella successiva "Guilty", ammette divertito tutte le sue colpe. La canzone è tra le più dure dell'album, sorretta dalle chitarre di Wagner e Hunter, e sarebbe potuta diventare una hit di successo. Ancora riff pesanti ci conducono a "Wish You Were Here", dotata di un'eccezionale solo finale, mentre il concept volge al termine con la sognante "Wake Me Gently", probabilmente la miglior canzone del lotto, nella quale il protagonista inizia a capire che forse si è trattato solo di un incubo. Dopo la già citata "Wish You Were Here" Mr. Furnier propone "I'm Always Chasing Rainbows", classico risalente al 1918 che si adatta perfettamente alle tematiche fin qui proposte, e che conduce direttamente alla conclusiva "Going Home", malinconico motivo in cui si celebra il lieto fine.
Menzione a parte merita "I Never Cry", hit del platter che riesce a bissare il successo di quella "Only Women Bleed" che aveva trascinato "WTMN" nelle classifiche. Si tratta di una triste ballata, nella quale il nostro ammette i suoi problemi con l'alcool, poi confermati dal tour a supporto dell'album che non vedrà la fine.
Scritto a sei mani assieme al produttore di lunga data Bob Ezrin e al chitarrista Dick Wagner "Alice Cooper Goes To Hell" è un prodotto molto vario, ed una delle testimonianze più fulgide della creatività del cantante, che segue la via tracciata dal masterpiece "Welcome..." pur mantenendo una propria autonomia e una maggiore coerenza narrativa: una vera e propria fiaba in musica.
Now Lay Still Steven, And I'll Tell You A Bedtime Story...
Carico i commenti... con calma