Alt alt alt… fermi tutti. Rimettiamo a posto le cose con la storia. Alice Cooper è un acronimo adottato da Vincent Damon Furnier, Mike Bruce, Glenn Buxton, Dennis Dunaway e Neil Smith… combo di Detroit che muove i suoi primi passi nel garage-rock, realizzando due singoli a nome Nazz. Ma per evitare confusione con la band omonima, capitanata da Todd Rundgren decidono di adottare come sigla il nome e cognome che resterà in eredità al frontman e che lo accompagnerà per tre decenni attraverso il suo tipico glam-kitsch-horror-commercial-metal. Ma questa è tutta un’ altra storia. I cinque si muovono dalla capitale dei motori al sole della città degli angeli, dove ammaliano Frank Zappa che li mette sotto contratto con la sua etichetta e li manda in studio a realizzare l’ esordio “Pretties For You” . Ora qui viene il bello.

Devo ammettere di aver scoperto tardi questo lavoro (poco più di un anno fa), mentre conoscevo molto distrattamente quelli successivi (soprattutto eighties) e lo stupore sonoro che mi ha colpito è stato incredibile. Si parte con “Titanic Ouverture” dove a farla da padrone sono 74 secondi di organo chiesastico suonato da un indemoniato… “c’ era da aspettarselo da Alice Cooper” , ho pensato… ma con la successiva “ 10 Minutes Before The Worm” si entra in un mondo magicamente sospeso, l’inizio di un viaggio onirico popolato da fantasmi psichedelici che richiamano le migliori visioni di Lennon e Barrett, fuse misticamente insieme alla stregoneria di Zappa ed adagiate su tappeti musicali dalle fantasiose trame ricamate dai Floyd più ispirati, dotati della liquidità sonora dei Byrds delle otto miglia sopra. E tutto ciò non ti abbandona mai lungo tutto il disco, fino alla conclusiva “Changing Arranging” , dove la vena gotica inizia timidamente a farsi strada, tra le fronde di un impervio e torrido psych-blues. Menzione particolare va fatta per i 5 primi e 47 secondi di “Fields Of Regret” , dove la “bruja” Alice prevede il futuro muro dentro il quale si rinchiuderà Roger Waters una decina d’anni più tardi… definendone addirittura il suono precisamente… dove l’intro ed il finale del brano sono (((quasi))) da plagio… (ma ci tengo anche a sottolineare che i Pink Floyd dei settanta hanno rubacchiato più di un qualche idea qua e là in questo lavoro).

Ma si sa che tutte le cose belle finiscono e i nostri presto sono sulla strada che li riporta alla città natale e che porta nel breve volgere di poche stagioni i 4/5 del gruppo ad abbandonare Vincent Damon al suo destino, segnato, probabilmente, dall’ incontro con il biblico serpente tentatore… Ma finalmente giustizia è stata fatta, ed un’altra incomprensibile piega della storia è stata, modestamente, dipanata. Riportando alla luce un progetto troppo presto oscurato.

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