7 canzoni, 7 emozioni. E qui la recensione di questo EP firmato Alice In Chains si potrebbe concludere.
Disco che rappresenta l'altro lato della band. Se vi eravate abituati alle sfuriate Heavy Rock di Facelift e Dirt, questa opera vi confonderà, dimostrandovi un lato acustico decisamente caratterizzato da un suono claustrofobico e morente. La singolare voce di Layne Staley accarezza le oscure note create dalla chitarra del grande Jerry Cantrell, dalla leggera batteria di Sean Kinney e dal basso di Mike Inez. Jerry Cantrell si dimostra un chitarrista a 360° e degno di essere considerato uno dei migliori di sempre.
"Rotten Apple" appare con un suono malato e vagamente blues, che ci accompagna per sette minuti, intoducendoci a questa stupenda creazione del gruppo di Seattle. "Nutshell" è una canzone tanto semplice quanto profonda e commovente, dove gli echi della chitarra elettrica di Cantrell sono ridotti al minimo indispensabile fino a quando arriva l'assolo. Lascia anche un po' di tristezza quando Layne canta "...if I can't be my own I'd feel better dead", una sorta di preludio alla fine. In "I Stay Away" durante il ritornello ci accompagnano pure i violini e l'urlo di Staley ci ferisce. "No Excuses" non trovo parole per definirla se non una grandissima canzone. La strumentale "Whale And Wasp", se ascoltata in silenzio, lascia il corpo intorpidito e incapace di reagire agli stimoli. "Don't Follow" è una canzone dove country e gospel si fondono creando un'altra emozione. La voce di Cantrell ci accompagna per la prima parte per poi lasciarci, Layne Staley ci prende per mano e ci porta con la sua voce fino alla fine. "Swing On This" appare come una canzone dal testo più allegro e conclude questa piccola gemma incastonata nella discografia degli Alice In Chains.
Uno dei picchi degli Alice In Chains, uno dei pochi gruppi che ha sempre sfornato dischi di qualità eccelsa.
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