Ore 21.15 circa.
Un enorme cuore pulsante, le note storte e distorte di "Iron Gland" e le urla di circa 5000 persone che aspettavan da troppo tempo...
Jerry suona un solo accordo, Mike lo segue con poche note di basso mentre Sean accenna un mid tempo. Eppure tutti la riconoscono immediatamente e quando Duvall parte a cantar, la band si ritrova davanti migliaia di persone che conoscono ogni singola parola e nota di "Rain When I Die", migliaia di persone ad intonare "Did she call my name? I think it's gonna rain when I die..."
Sarà così praticamente per tutto il concerto...
Il Palalido è un postaccio con un'acustica tremenda, ma onestamente non me ne poteva fregar di meno. Scenografia scarna: poco importa. Pubblico eterogeneo: dal metallaro alla ragazzina emo, dal padre di famiglia al ventenne che ha scoperto gli Alice in Chains solo ieri, dall'impiegato di banca allo studente fuori corso da dieci anni. Tutto esaurito. Anche di questo mi interessava gran poco. Avrei potuto benissimo esser il solo presente...
Doveva esserci la solita special guest che non si è mai capito cosa abbia di special. Non c'era alcuna special guest... Non per ribadire, ma la cosa non mi ha toccato minimamente.
Credo di poter dire che tutti i presenti abbiano provato le stesse sensazioni di assoluta noncuranza per tutto ciò che era il contorno. E' bastato che entrassero in scena loro, gli AIC, per scatenare un boato pazzesco. Tutti visibilmente emozionati, compresa la band, con Cantrell che sorride nervosamente, quasi non si aspettasse tanto calore da parte del pubblico.
La sensazione è di aver assistito all'esibizione di una band come poche altre, capace di emozionare come nessun'altra. Tutti irrimediabilmente incantati ed ipnotizzati di fronte alle suggestive melodie della chitarra di Cantrell e ai trascinanti ritmi del duo Inez-Kinney. Musicisti di infinito talento, coerenti, umili, emozionanti ed emozionati, lontani anni luce dallo stereotipo della rockstar, concentrati solo sulla loro Musica, felici (almeno in apparenza) di vivere della loro Musica, orgogliosi della loro Musica.
William Duvall. In tutta franchezza credo sia stato eccezionale. Padrone della situazione, ha cantato in modo incredibile e con apparente facilità tutte le canzoni che portavano indelebilmente il marchio di Layne.
Su "Love Hate Love" ha letteralmente lasciato tutti a bocca aperta con una prestazione vocale impressionante, che nessuno si sarebbe mai aspettato. Tiene bene il palco, sa' coinvolgere il pubblico, sa' farsi da parte quando è il momento.
Non ha rubato la scena, l'ha anzi conquistata con umiltà e con capacità. Ogni perplessità è stata cancellata: non sarà mai Staley, troppo diversi l'uno dall'altro, ma con lui gli Alice in Chains possono proseguire la loro storia.
Gli Alice in Chains. Per me rappresentano ben più di una semplice band. Ma a giudicar dai volti, dalle parole e dai gesti del pubblico presente, credo la cosa valesse un po' per tutti. A fine concerto ho visto gente con le lacrime agli occhi, gente abbracciata, gente in trance, gente che ha perso per strada una corda vocale. Ma è stato solo per un frazione di secondo: giusto il tempo di tornare ad ignorare tutto e tutti e andarmene col sorriso stampato in volto (e un paio di plettri di Jerry Cantrell nella tasca).
Questa la scaletta del concerto:
* Iron Gland
* Rain When I Die
* Them Bones
* Dam That River
* Again
* Your Decision
* Check My Brain
* Love, Hate, Love
* It Ain’t Like That
* A Looking In View
* Down in a Hole (acoustic)
* No Excuses (acoustic)
* Black Gives Way To Blue (acoustic)
* Last of My Kind
* Angry Chair
* Acid Bubble
* We Die Young
* Man in the Box
* Lesson Learned
* Would?
* Rooster
Il pezzo migliore? Tutti, dal primo all'ultimo. Il pezzo peggiore? Non esiste. Nota negativa a margine: il concerto è finito.
Se vi capitasse l'occasione, correte a veder gli Alice in Chains. Portateci vostra madre, vostro padre, il vostro partner e il/la vostro/a amante insieme, portateci il cane, il gatto e pure il vostro canarino. Oppure non portateci nessuno: tanto non vi curerete di nulla che non sia la loro musica.
"Here they come to snuff the rooster" e migliaia di voci all'unisono...
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