“Desideriamo rendere noto che la perdita del nostro caro amico e il profondo senso di rispetto che nutriamo verso la sua famiglia ci hanno portato a decidere , in piena armonia tra noi ed il nostro manager, che non possiamo più continuare come eravamo”... Con questo annuncio i Led Zeppelin misero la parole fine alla band. Nessun altro gruppo ha avuto nella storia le palle di prendere una decisione del genere. Mi vengono in mente i Nirvana e i Doors solo, ma i casi sono diversi... I Nirvana erano Kurt Cobain,non si poteva continuare senza di lui, mentre Jim Morrison era un frontman insostituibile (difatti i due album post Morrison non ebbero alcun successo e i Doors furono costretti a sciogliersi)... Quante band invece hanno deciso di continuare nonostante la perdita di un componente ?? Bè la lista è molto lunga. Sicuramente vanno citati i Lynyrd Skynyrd e gli Allman Brothers, ma anche i Metallica, i Queen o i più recenti Avenged Sevenfold. Alla lista vanno aggiunti anche loro: gli “Alice in Chains”... La più grande band (a parere di scrive) uscita da Seattle. Divenuti grandi con dischi immortali come “Dirt” e l'omonimo, ma anche grazie a “Facelift” e “Jar of Flies” e l'indimenticabile “Unplugged”. Divenuti grandi soprattutto grazie a Layne Staley. La voce della sofferenza, della malinconia , la voce del GRUNGE. Troppo presto è stato strappato alla vita, quel maledetto 5 Aprile 2002 (esattamente 8 anni dopo l'altra icone di Seattle, Kurt Cobain). Jerry Cantrell non sciolse mai effettivamente la band ,ed ecco che nel 2006 entrò a far parte del gruppo, con il difficile compito di sostituire Staley, William DuVall. Nel 2009 il gruppo tornò prepotentemente sulla scena musicale grazie ad un disco pazzesco. Si perchè “Black Gives Way To Blue” è un disco formidabile, merito soprattutto di Cantrell, ma anche di William DuVall che seppe farsi apprezzare anche dai più scettici. La prima prova fu superata con successo, ma ripetersi non è mai facile. Le aspettative sono alte e si rischia di fare una brutta figura. Ma non loro. Non gli Alice in Chains. Non hanno scritto pagine indimenticabili del rock cosi per caso. Ed ecco che nel 2013 arriva la seconda fatica discografica del post Layne, “The Devil Put Dinosaurs Here”. E qui bisognerebbe davvero togliersi il cappello davanti a questi musicisti, davanti a questi artisti. L'album è un qualcosa di sublime. Un disco meraviglioso, più di “Black Gives” che pure era bellissimo. 12 traccie bellissime, nessun filler. Più di 60 minuti di grandissima musica. Ti arrabbi anche un po' alla fine del disco, perchè con Layne qua parleremmo di capolavoro, come con “Black”.. Ma purtroppo Layne non c'è più e mai nessuno ci ridarà la sua immensa voce.

“Hollow” apre le danze. Prima nota e subito pensi :”si sono loro... il loro stile è rimasto immutato”.. Riff tremendamente pesante e ossessivo come Cantrell ci ha abituato nel tempo.. “Stone” è il pezzo migliore del platter. Aperto da un giro di basso strepitoso di Mike Inez .Il pezzo non cala neanche per un secondo. Riff ripetuto all'infinito dall'immenso Cantrell e prova superba di DuVall.. “Voices” è la chicca che mancava nell'immensa discografia del gruppo. Una ballata con sfumature quasi pop nel ritornello (ripeto quasi). Pezzo che è il più immediato del disco e ti entra subito in testa. E' praticamente impossibile non cantare il ritornello “Everibody listen Voices in my Head Everibody listen Does yours say what mine says?” La title track ci rimanda indietro ai tempi di Facelift(Love, Hate, Love) , con le voci di DuVall e Cantrell che si incastrano alla perfezione. Parte “Lab Monkey” e qui vorresti fare una tiratina di orecchie a DuVall che cerca di imitare Staley. Nonostante questa piccola leggerezza del cantante, il pezzo mantiene il disco su livelli altissimi. “Scalpel” è un pezzo in pieno stile “Jar” dove tutti danno il meglio di se. “Phantom Limb” nonostante i suoi 7 minuti è forse il pezzo più riuscito dopo “Stone”. Un riff devastante ci accompagna in questa cavalcata metal, dove trova spazio anche un bellissimo assolo di Cantrell. Chiude il disco “Choke”, ballata struggente che entra di diritto nella classifica delle più belle ballad scritte dalla band.

In conclusione il disco mantiene alto il nome "Alice In Chains". Non è un semplice disco fatto uscire solo per racimolare qualche dollaro, ma è un disco bellissimo che va arricchire la superba discografia del gruppo di Seattle. Staley sarebbe fiero di questi Alice!

P.s. voto 4,5

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