Il mio rapporto con la cosiddetta black music, in senso lato, è stato ed è tuttora una faccenda complicata, un affaire non ufficiale che si muove molto lentamente, quasi con circospezione, tra fraintendimenti, cantonate e differenze apparentemente inconciliabili di stili, visioni, prospettive; però si muove, ed è questo quello che conta, ed il merito è tutto dell'eccentrica e deliziosa Imani Coppola; già, è stata la talentuosa artista italo-afro-newyorkese ad aprirmi una finestra su questa ampia fetta di pop music da me praticamente inesplorata fino a tempi recentissimi. Lei mi ha fatto capire che esiste una zona franca, una linea di contatto tra il mio universo e il suo, proposte intelligenti, intiganti, non reclamizzate e un po' fuori dagli schemi, quel tanto che basta da poter toccare i tasti giusti per ottenere il mio umorale gradimento. Alice Smith ha quel tocco di overstatement ed unicità indispensabile per ottenere il mio endorsement, uno stile particolarmente elegante e felpato, ricercato senza risultare forzoso, una personalità affascinante che traspare ampiamente dalle note ovattate del suo secondo album, intitolato semplicemente "She", ad oggi la sorpresa più gradevole ed inaspettata del mio 2013 musicale.

Trentacinque anni e due soli album all'attivo, questo e l'esordio "For Lovers, Dreamers And Me" risalente all'ormai lontanuccio 2006 per questa cantautrice originaria di Washington, che ha scelto la strada della qualità piuttosto che l'imbarbarimento mediatico della celebrità. Una donna bellissima ed una testa pensante, più sottile di Billie Myers, meno esplosiva e meno creativa in senso assoluto di Imani Coppola, Alice ha dalla sua la raffinatezza, il gusto, il senso dello stile, ed una voce veramente strepitosa; un timbro potente, molto intenso con una sfumatura pungente, un po' aspra, esotica e sofisticata. Il suo modo di cantare sembra fatto apposta per compiacermi, asseconda alla perfezione le melodie, mette in mostra tutto il suo stile e la sua espressività ma e non prevarica mai, non un gorgheggio, non un vocalizzo fuori posto, neanche l'ombra di un acuto/urlaccio "stile" Beyonce, nessuna sterile dimostrazione di tecnica, il tutto abbinato ad arrangiamenti semplici, nessuna bizzarria, niente elettronica, solo sottofondi jazzy che accompagnano con garbo ed impeccabile eleganza le melodie feline disegnate dalla voce di Alice Smith. Amore, sensazioni e sentimenti, sono queste le tematiche affrontate con gran classe in "She", dieci canzoni di grande finezza ed ovviamente spiccata femminilità. Risalta particolarmente la brillantezza di una canzone come "Cabaret", a metà tra una serata soffusa e rilassante ed un frizzante spettacolo retrò, con quel lieve tocco di ironia, un ritmo civettuolo e teatrale e quella voce così impegnativa gestita in maniera impeccabile, come un bolide nella mani di un pilota saggio ed esperto, ma oltre a questo splendido biglietto da visita Alice Smith ha molto altro da offrire, alternando con classe, buon gusto e senso dell'equilibrio vari stati d'animo in ballate come la dolce e sensuale "Loyalty" con il suo laguido appeal soul, l'idillio sognatore di "The One", la soffusa e malinconica "With You" ed una più ombrosa e disillusa "Ocean", unica aparizione della chitarra acustica in un album dove percussioni, piano e qualche leggera orchestrazione costituiscono la quasi totalità dell'impalcatura musicale.

In questo album Alice Smith mette in mostra una particolare cura per i dettagli, una grande perizia nel trovare l'arrangiamento giusto, il piccolo colpo di genio che può arricchire una canzone, farle compiere un significativo salto di qualità, penso a quei brevi ed incisivi interventi d'archi che rendono ancora più brillante e ritmato l'R'n'B di "Another Love", il discreto ma efficace lavoro di echi e sovraincisioni dell'agrodolce "Shot" e l'incalzante linea di piano della conclusiva titletrack, "She", un vortice passionale in cui Alice fa ampio sfoggio della sua potenza vocale in un refrain imponente e sostenuto da un wall of sound di cori. Dieci canzoni e nessuna stonatura, Alice Smith tra i suoi tanti pregi ha anche il dono della sintesi, che è sempre una gran bella cosa, ed è anche grazie alla sua continuità che questo album risultà così efficace e gradevole; l'essenziale e nient'altro, nessuna pretesa di modernità coatta ma un prodotto naturale e spontaneo. Il fatto che che nel periodo di tempo intercorso tra il primo ed il secondo album di Alice Smith a Rihanna ne abbiano fatti incidere almeno sei o sette la dice lunga su quanto la qualità della proposta conti per la grande industria discografica, ma in fondo li posso anche capire, il loro mestiere è quello di vendere prodotti di largo consumo, e mi riesce difficile immaginare ragazzotti arrapati e teenagers cresciute a pane e Cioè/Top Girl comprare o anche solo scaricare dischi come questo, neanche come una copertina come questa, perchè si sa un pubblico facile vuole anche artisti facili, non so se cogliete il doppio senso. Tuttavia per me, e mi sento di affermare con convinzione per tutti gli ascoltatori muniti di un discreto numero di neuroni ed un minimo di senso del gusto e dello stile "She" di Alice Smith rappresenta una proposta intrigante e pregevole, che dà quella particolare soddisfazione di quando si scommette a scatola chiusa su un artista semisconosciuto venendone pienamente ripagati. 

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