Un disco per sognatori e pensatori, una piccola grande visione degli equilibri della terra e dell'uomo, questo è "Mezzogiorno Sulle Alpi".
Non è facile raccontare le emozioni e le senzazioni che nascono dall'ascolto di questo album, non ha molto in comune con il precedente "Il Sole Nella Pioggia", si distacca soprattutto nei temi che Alice affonta, non più i testi di Camisasca ricchi di filosofie orientali e grandi meditazioni, ora si aprono nuovi spiragli percettivi e si indaga il rapporto uomo ambiente visto da un punto di vista più strettamente terreno, la città con le sue dinamiche perennemente incontrasto con l'omeostasi naturale. Il lavoro viene pubblicato nel 1992 ed è sicuramente uno dei punti più alti della musica europea degli ultimi vent'anni, basta sentire cosa si combinava in quel periodo per rendersi conto che riuscire a confezionare un disco così ricco di poesia e fascino non è una cosa da poco, se poi si aggiungono le collaborazioni con grandissimi musicisti quali Paolo Fresu, Dave Gregory degli XTC, Jakko Jakszyk e l'immancabile ex-Japan Richard Barbieri, il cerchio si chiude alla perfezione. "Mezzogiorno Sulle Alpi" lo si inizia già ad ascoltare partendo dalla cover che mette insieme la Stella Alpina, la Lavanda e Alice con sullo sfondo le Alpi, un'eleganza per gli occhi veramente piacevole che si percepisce solo prendendo in mano il vinile e sentendo la consistenza materiale dell'arte. L'intro è affidato alla tromba di Paolo Fresu ed ad un delicato arpeggio di chitarra acustica che ci guida dentro alla ritmica programmata di "In Viaggio Sul Tuo Viso", un inizio subito emozionante e Alice inizia a cantare questa storia di felicità perdute e di anime perse nel vuoto dell'era moderna, di visi che sembrano "Il lato senza finestre di un condominio", e alla fine si vivono "Solo deboli sentimenti postulati dalla tensione; Abbandonati dall'emozione", sublime poi l'apertura finale ancora con Fresu e Alice che canta "L'aria è tersa nel cielo, il vento porta il suono delle campane", che segna il ritorno alla naturalezza delle emozioni e apre in modo magnifico a "Passano Gli Anni", flauti, chitarre acustiche e la sua voce, per un brano di una classe che lascia senza fiato. L'unica cover presente è "Blue Melody" di Tim Buckley, atmosfere jazzate, lente e intricate che ci conducono a "Neve D'Aprile", la batteria di Gavin Harrison batte il ritmo di questo brano multiforme che tratta ancora una volta di rapporti con se stessi, la ricerca dell'equilibrio resa sepre più vana dal divenire frenetico della società, "Sono Tornata a casa stanca e confusa; tutti quei negozi, quella povera gente, tanta fretta per niente"; temi analoghi vengono trattati in "Rain Town", scritta con Barbieri, atmosfere sospese per un inno alla pioggia che cancella le superficialità del quotidiano. Su tutto poi spicca la resa in musica de "La Recessione", di Pasolini tratta da "La Meglio Gioventù", un bisogno di tornare indietro, di scendere e dire basta e nel 1992 l'Italia era sì in piena recessione e si poteva veramente dire basta con un certo tipo di politica e affari, e invece siamo ancora quì, ingabbiati dalla nostra inettitudine. "Mezzogiorno Sulle Alpi" alla fine è un disco che sfugge ad una semplice calssificazione musicale, è poesia, è arte, è sogno che combatte con la realtà, l'altra metà de "Il Sole Nella Pioggia", ascoltarlo è un'esperienza liberatoria, che rende più consapevoli di quello che siamo. . "piccole ombre sulle nuvole".
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