A quattro anni dall'uscita di quel capolavoro che fu "The Diary Of Alicia Keys", ecco ritornata la pianista di Hell's Kitchen, con il suo terzo album in studio (quarto se si considera l'Unplugged). Il nuovo lavoro di Ms. Keys lascia un tanto perplessi al primo ascolto, l'idea che ci si fa è che non sia sicuramente riuscito a pareggiare i conti con il suo predecessore in studio né tantomeno a soddisfare le aspettative di molti. I suoni non sono ricercati, talvolta sembrano addirittura contrastanti, in alcuni pezzi la performance vocale è limitata - se non scadente -, e alcuni brani scivolano quasi nella banalità. Tuttavia qualcosa di buono nell'album c'è.

Premuto il tasto PLAY del lettore, il CD ci accompagna con il tipico fruscio rugoso del vinile verso un assolo di piano classico ("As I Am") caratteristico di tutti gli intro della Keys, che lascia il posto dopo qualche secondo ad un up-beat r'n'b. La novità è data da qualche accenno di chitarra elettrica, preludio alla svolta soul/"rock" (non si scandalizzino dell'attributo di genere i puristi del rock) ma nulla d'altro. Le atmosfere sono intense, classiche, si parte bene. Si prosegue con "Go Ahead", potremmo dire un simmetrico di "Karma" del vecchio "The Diary Of", un buon pezzo up-beat, siamo ancora nel campo r'n'b, quindi niente stonature, ma un orecchio attento apprezzerebbe i tromboni in sottofondo. La terza traccia è "Superwoman", una ballad con un cattivo arrangiamento (scritta tra l'altro in collabo con Linda Perry) che rende meglio in assolo. "No One" - singolo promo del CD - è una traccia sciocca e ripetitiva, commerciale e scopiazzata un pò quì e un pò là (vedi Black Eyed Peas e Akon) pubblicata esclusivamente per accaparrarsi una vasta fetta di pubblico dopo la lunga assenza. Ritorniamo nelle atmosfere r'n'b con "Like You'll Never See Me Again", altra ballad con beat, in cui l'esibizione vocale è abbastanza particolare. La Keys gioca molto sui cambi di voce in questo nuovo lavoro, forse badando troppo all'arrangiamento corale e vocale, e meno a quello strumentale, caratteristica che ha invece caratterizzato positivamente i lavori precedenti.

Si erge dalla generale sufficienza dell'album a questo punto la profonda "Lesson Learned" scritta a quattro mani con John Mayer, una ballad soul con lievi intromissioni rock acustiche. Il pezzo meglio riuscito dell'album è però "Wreckless Love" in cui Alicia torna alle origini del soul anni '70, rivisitate e rinnovate, così come pure per "Teenage Love Affair" e "Where Do We Go From Here" dove si avvertono lievi richiami jazz, e che secondo me rappresentano le tre migliori tracce dell'intero CD. "The Thing About Love", ancora con Linda Perry, è un'altra ballad soft rock/soul, che però non pretende nulla, e il cui finale tra l'altro presenta un'esibizione vocale deludente. "Prelude To A Kiss" e "I Need You" sono del tutto anonime, quindi non le commento. "Tell You Something" è una ballad pop senza pretese. L'album si chiude con "Sure Looks Good To Me", ultimo pezzo, ancora una volta con Linda Perry, che può essere considerato un buon pezzo pop.

In conclusione, se ci si accosta all'album aspettandosi una sfilza di brani geniali come "If I Was Your Woman", "You Don't Know My Name", "Wake Up", "Dragon Days", "Diary" o "If I Ain't Got You" si resterà indubbiamente insoddisfatti, sia per la mancanza della vena soul che era così ben incastrata con le tendenze r'n'b della Keys, sia per i pochi pezzi veramente buoni. Se però ci si accosta guardandolo come un album pop, non si può dire che il lavoro sia mal riuscito. Ci sono alcuni buoni pezzi, alcuni veramente ottimi, e comunque parliamo sempre del prodotto musicale di un'artista che lavora ancora con strumenti reali in un'industria di brani simil-"Umbrella" dove ancora oggi mi è impossibile trovare uno strumento "vero". Possiamo addebitare questo "As I Am" all'estro creativo di un'ottima artista che ha mosso i piedi in un campo diverso da quello d'origine.

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