Alicia Keys fa parte di quel gruppetto di artiste, cantanti e performer anti esasperazione di sessualità, erotismo e avvenenza, vocalmente dotate e con un carisma raffinato, particolare e invitante, che hanno avuto la fortuna/sfortuna di trasformare un brano apparentemente innocuo in un tormentone radiofonico in heavy rotation. Sebbene questa metamorfosi sia stata - a livello commerciale - un grande balzo in avanti, per una non indifferente fetta di fan ed estimatori che l'apprezzavano proprio per non essere un'ennesima becera conquista dei media di massa gli strepiti disperati di No One e l'invasione in salsa cinematografica di Empire State Of Mind (vedi commedie maliziose-glamour come Sex And The City) hanno fatto cadere una stella che pareva brillare radiosa nell'astro celeste del suono. Ed è così che dopo la ricezione positiva di Songs In A Minor e The Diary of Alicia Keys da parte di filo-mainstream e anti-mainstream, i titoli successivi - As I Am e The Element Of Freedom - sono stati trattati da molti come lavori simil-Britney, produzioni pop iper commerciali, senz'anima e senza spirito, altresì farciti da collaborazioni e featuring di opinabile valenza, vedasi il dissacrato e stroncato duetto con (la comunque brava) Beyoncé in Put It In A Love Song.
"Girl On Fire" rappresenta, forse, il decisivo crocevia fra la definitiva svolta poppish-leggera e il ritorno al sound ovattato, fresco e ricercato del debutto e del post debutto. L'album in sé, difatti, sembra orientarsi alla seconda scelta, pur non virando speditamente verso una fuga alle origini: scongiurando la nascita di nuovi tormentoni, abolendo di fatto featuring e collaborazioni con colleghi/e scanzonati e odiati dalle nicchie (fatta eccezione per la trashissima rapper Nicki Minaj assoldata nell' "Inferno Remix" del primo singolo omonimo - l'unico forse che ricorda gli incubi sdolcinati di No One) e proponendo un dignitoso mucchietto di brani non eccessivamente melodrammatici e vocalmente esasperati, la Keys torna a rimescolare soul retrò, pianoforte, atmosfere classicheggianti, R&B non patinato e innocenti infarinate hip-hop in un disco gradevole, non scopiazzato e scopiazzante, abbastanza equilibrato, adatto all'attuale lenta transizione dall'artefazione elettronica a ritmi più pacati e ricercati.
Il lavoro si apre con la breve ballata piano-only De Novo Adagio, una sorta di recupero di quella che era l'Alicia "dita sui tasti" di Fallin' e You Don't Know My Name, per poi allargarsi verso la malinconia autunnale di Brand New Me e When It's All Over, una delle tracce più particolari e ricche, a metà strada fra soul, hip-hop retrò e rock swingeggiante. Un po' sottotono si presenta la title-track Girl On Fire, classica ballad à la Keys appesantita da possenti percussioni, mentre spiccano decorosamente la Motown-inspired Tears Always Win, l'R&B cristallizzato con fiocchi ambient nella mistica Listen To Your Heart, le perdonabili e stuzzicanti birichinate hip-hop ghetto-style di Limitedless e New Day, l'essenziale ed efficace balletto al pianoforte di Not Even The King e l'estasi soul in One Thing.
E' mai forse tornata l'Alicia Keys dei primi anni di carriera, all'apice dell'unanime e trasversale gradimento di massa, lontana dalla schizofrenia di radio e music-televisioni e non ammaliata da guadagni facili con featuring di prim'ordine da dare in pasto alle classifiche? A voi il responso, consci comunque di avere davanti un'artista comunque dignitosa, non avvezza a spogliarelli e ammiccamenti da strarlette.
Alicia Keys, "Girl On Fire"
De Novo Adagio - Brand New Me - When It's All Over - Listen To Your Heart - New Day - Girl On Fire - Fire Me Wake - Tears Always Win - Not Even The King - That's When I Knew - Limitedless - One Thing - 101
Carico i commenti... con calma