Indovinello: cosa ci fa la ragazza della porta accanto, no, non quella carina, ma quell'altra con qualche problema di metabolismo e colesterolo alle stelle (il termine medico-scientifico è: cicciona), in mezzo a strumenti iper-tecnologici, tastiere sintetiche e suoni campionati?
Risposta: niente.
E' probabilmente la stessa risposta che diede a se stessa la burrosa Alison Moyet quando, limitata e svilita da un genere musicale che ne comprimeva e appiattiva le eccellenti qualità vocali, decise di affrancarsi dall'irrequieto Vince Clarke (che peraltro l'aveva pescata dal nulla) per iniziare a camminare da sola. Sicchè il sodalizio fra loro, sotto il nome di Yazoo, durò poco più che lo spazio di un mattino: giusto il tempo di scalare le classifiche di mezza Europa con un techno-pop perfettamente immerso nei gusti del periodo ma non privo di originalità, soprattutto grazie ai vocalizzi e ai gorgheggi della Moyet.
Nel 1984, Alison, all'epoca biondissima e già dalla voce nerissima, esordì dunque come solista, felicemente orfana dell'ex compare Vince. E lo fece con questo album fresco e godibile, intitolato "Alf" come il suo soprannome, album di cui, oltre che (superba) cantante, è anche coautrice.
Otto brani, in cui soul, funk, dance e un pizzico di blues si mettono al servizio del pop elettronico. O, se preferite, il contrario: suoni elettronici si mescolano e si fondono con nobili influenze "black". E' proprio questa commistione di generi musicali che, pur a distanza di tanti anni, ha fatto "invecchiare" così bene questo disco e determina un senso generale di gradevolezza che ne rende ancora piacevole l'ascolto. Con qualche punto esclamativo: la canzone portante è "Love Resurrection", primo, danzereccio singolo estratto, in cui spicca, assieme al timbro potente e profondo di Alison, un refrain carino e di facile presa. "Invisible", enorme successo anche negli States, ricalca gli stessi temi. Ma la mia preferita è la sinuosa "All Cried Out", davvero strepitosa, con impasti vocali notevoli e un arrangiamento "doc". Il commiato è affidato a "Where Hides Sleep", un 3/4 avvolgente e di grande atmosfera.
I lavori successivi della Moyet saranno buoni ma discontinui, e risentiranno tra l'altro di divergenze, poi sfociate in controversie legali, con la sua casa discografica. Arriverà anche un disco intero di cover, che la riproporrà, nel 2004, all'attenzione generale. E' del 2008, invece, una dimenticabile reunion con Vince Clarke, con relativa tournee.
Oggi Alison è una signora di mezz'età; ha fatto pace con la bilancia (ma non troppo), a tempo perso (ma non troppo) recita in teatro, e comunque vende ancora dischi (ma non troppi).
Tre stelle, già, poichè cinque stelle vanno ai capolavori, e ai dischi ottimi ne dò quattro. Questo è buono, 3 e mezzo, che arrotondo per difetto perchè la dolce Alison, nella sua pur rispettabile carriera, avrebbe potuto e dovuto, dopo questo esordio, osare davvero un po' di più.
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