Russell Allen e Jorn Lande insieme! Due dei miei cantanti preferiti hanno deciso, quasi a farlo apposta, di regalarmi un cd che vede una loro collaborazione.
Per chi non lo sapesse, Russell Allen è lo statunitense cantante dei Symphony X, mentre il norvegese Jorn Lande compare in vari gruppi, su tutti Ark e Masterplan.

Il disco in questione consiste in dodici tracce, sei divise equamente tra i due funambolici cantanti e le altre sei che vedono la collaborazione dei due.
Il primo impatto, mettendo il cd nello stereo e ascoltando l'inizio della prima traccia, "Another Battle", è un po' traumatico, perché il primo riff è decisamente power metal (genere che io non mi aspettavo di trovare in questo disco, nonostante entrambi i cantanti figurino in band per buona parte power), ma basta aspettare una decina di secondi e si comincia a sentire il vero sound di questo disco, un sound composto da belle sferzate di metal che affiancano melodie hard rock davvero efficaci.

Cominciamo intanto a parlare del chitarrista Magnus Karlsson dei Last Tribe, che ha scritto tutta la musica di questo disco, con una grande abilità tecnica, ma soprattutto un'ottima attitudine ad adattarsi alle diverse sonorità tipiche delle due bands di provenienza dei cantanti (nelle canzoni cantate da un solo cantante), e altrettanto bravo a scrivere pezzi "intermedi" per le collaborazioni dei due. Ottimo anche il lavoro dietro le pelli di Jaime Salazar (ex-batterista dei The Flower Kings).

Le canzoni: la opener "Another Battle" è male posizionata a mio avviso, per il motivo già descritto, ma soprattutto perché non è una delle canzoni più belle, e non dà un biglietto da visita adeguato per il disco. Il pezzo è cantato da entrambi i protagonisti, che si alternano nelle strofe.
La seconda traccia è "Hunter's Night", cantata dal solo Allen. Nonostante io sia più "Jorniano" devo ammettere che questa è la canzone migliore del disco. La voce roca di Russell regala grandi momenti artistici, e si trova molto a suo agio col riff della strofa che sembra scritto da Romeo (dei Symphony X), senza per questo sfigurare (anzi) nel ritornello, che assume toni decisamente più orecchiabili.
La seconda collaborazione figura nella terza traccia, "Wish For A Miracle". Veramente una bella canzone, con una splendida strofa, piuttosto bassa, che mette in evidenza il basso e la batteria. Appena dopo, ecco il ritornello, molto più allegro ma altrettanto bello. La canzone gioca sull'alternanza (oltre che dei cantanti) delle due atmosfere.
Ecco la prima canzone da solista per Jorn: è la quarta "Reach A Little Longer", struggente ballad in cui regina assoluta è la splendida voce di Lande, accompagnata da un dolce pianoforte, che regala delle melodie veramente bellissime. La canzone (cosa assai comune nelle ballads) è tutta un crescendo, fino all'arrivo delle chitarre elettriche e della batteria, con seguente assolo di chitarra (splendido) e l'immancabile cambio di tonalità.
"Come Alive" (altra collaborazione) è un'altra delle canzoni che preferisco di quest'album. Il riff iniziale è davvero granitico, con una chitarrona violentissima e che non si risparmia diversi "fischi" (armonici artificiali, chiamateli come volete), che lascia presto il passo ad un riff più rock, fino ad un ritornello decisamente easy-rock ma trascinante al massimo, dove a turno un cantante fa la linea principale e l'altro armonizza (bisogna però prestare molta attenzione se si vuole notare la sfaccettatura).
La sesta è "Truth Of Our Time", song melodica e più classica delle precedenti, e che si accosta ancora una volta all Hard Rock piuttosto che al Metal.
Altro pezzo di Lande: "My Own Way". Questa è una canzone decisamente "Masterplaniana", si sente qualcosa di simile nel loro ultimo disco: riff stoppati e grande presenza del basso.
Dopo Jorn anche Russell trova spazio da solista in "Ask You Anyway", canzone che sembra uscita dalla chitarra di Micheal Romeo, ma rivisitata da qualche rockettaro anni '90. Non è brutta, ma per questo genere vedo più adatto il collega norvegese.
"Silent Rage" è la penultima collaborazione, forse la canzone meno metal del disco. I due dimostrano di sapersela cavare alla grande anche qui, con la solita spartizione dei compiti.
In "Where Have The Angels Gone" (cantata dal solo Lande) sentiamo un riff decisamente power metal, veramente bello e melodico, lasciare spazio ad una strofa quasi pop (se non fosse per la distorsione della chitarra), col basso che spadroneggia; il ritornello è bello e di nuovo di stampo rock, poi si ricomincia il tutto. Anche qui il finale ci regala assolo di chitarra con cambio di tonalità annesso (ovviamente verso l'alto, ci mancherebbe...).
Per pareggiare i conti, ad Allen spetta "Universe Of Light", dove si gustano di nuovo le atmosfere dei Symphony X, anche se decisamente meno epiche e pompose (e non è un difetto): questa è decisamente una canzone heavy metal.
L'ultima traccia non poteva che riunire nuovamente i due "combattenti": "The Forgotten Ones", l'altra ballad di questo disco, meno intima della prima, ma altrettanto bella, e nella quale le linee vocali sono probabilmente le più belle del disco.

C'è chi dice che i timbri dei due sono troppo simili tra di loro per apparire insieme nello stesso disco, ma io, anche se d'accordo sulla (parziale) somiglianza, reputo che siano facilmente distinguibili per chi come me li conosce entrambi, e che questo disco sia grazie a loro un gioiello che non può mancare a chiunque sia un loro fan.
Alla fine della battaglia non c'è stato un pareggio, c'è stata una doppia vittoria di questi due emozionanti e bravissimi cantanti. Spero seriamente che questa idea abbia il successo che si merita e che la coppia ci regali altre perle come questa.
Totalmente convincente
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