Tre b per ripartire, anche senza benzina, perché il carburante è come sempre lo stolido rock’n’roll che continua a mietere vittime anche nelle terre del Sole bruciato, dunque “Black Blood Boom” per gli (AllMyFriendzAre)DEAD che incidono il secondo album dopo un mucchio di concerti in cui hanno oliato gli ingranaggi e messo a punto il nuovo bolide.

Questo album non è una prevedibile replica del precedente bensì un viaggio in 11 tappe nell’immaginario del gruppo, tra episodi surfeggianti (We Kill X, Donnie B Good), languidi palpeggiamenti in corsia d’emergenza (The Man Into The Cave, uno dei brani in cui si affaccia anche un fantastico organo Farfisa), incrostazioni r’n’r sui carboni ardenti (Vagina Pectoris), omaggi ai padri putativi da parte dei gran figli di puttana (la cover di The Witch dei Sonics). Non manca nulla per essere definito come secondo album “adulto” di una band in crescita che sta allargando il raggio delle influenze (lo strumentale Funeral Blowjob starebbe bene in un action movie o in una storia d’amore e di coltelli), capace di sferrare qualche ottimo gancio prima di chiudere (la battagliera Piggy Popper ma anche Arramo Lincoln, che ricorda i Queens of the Stone Age quando sapevano scrivere belle canzoni).

Restano i giochi di parole dei titoli, la cocciutaggine nel predicare il verbo del rock come parola immortale e ricordarsi di essere carne e sangue, ossia peccatori. Vade retro qualunque messia con la verità in tasca, perché questa musica si può suonare ovunque, in California come in Calabria, e il quintetto degli amici morti lo sa.

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