Era il 2004 quando gli ex Creed Mark Tremonti, Brian Marshall e Scott Phillips, orfani di Scott Stapp, decidono di dar vita ad un nuovo progetto, spinti da nuova linfa vitale e dalla voglia di allontanarsi dalle leggi di mercato. Mancava un frontman di un certo valore, in grado di interpretare le idee di Tremonti e il suo intento di riscoprire sonorità rock più classiche, allontanandosi dal solito post grunge. Detto fatto, i tre individuano un talento più unico che raro in grado di completare la formazione. Si stratta di Myles Kennedy, ex singer dei Mayfield Four, un tenore versatile e carismatico in grado di cantare addirittura su tre ottave. Nascono così gli Alter Bridge. L'esordio avviene con l'eccellente One Day Remains e, a tre anni di distanza, i nostri si ripresentano sulle scene con Blackbird, nuovo lavoro prodotto a loro spese dopo aver lasciato la Wind-Up e aver firmato con la Universal Records. Si dice che il secondo album sia sempre più difficile, ma questa regola non sembra valere per gli Alter Bridge che propongono un album addirittura migliore del precedente, più maturo e valido tecnicamente. Un disco hard rock, potente, grintoso, dagli ottimi arrangiamenti, a tratti commovente. L'aggressività compositiva di Tremonti diventa un tutt' uno con la vena artistica dark emozionale di Kennedy che, rispetto al lavoro precedente, ha partecipato alla stesura dei testi dell'album. Ogni singola traccia scorre via splendidamente, incastonandosi in un lavoro perfetto che non cade mai di tono, privo di sbavature, sontuoso, dalle sonorità metal, in cui però non si rinuncia a quelle melodie emozionanti che avevano reso grandi i Creed.
L'album si apre con "Ties That Bind", pezzo introdotto da un veloce e ritmato riff a cui segue l'incalzante incrocio chitarra batteria in un ritmo metal adrenalinico. Kennedy mostra subito di che pasta è fatto lanciandosi in un acuto che lascia senza fiato mentre, la chiusura, è affidata ad uno splendido assolo di Tremonti. L'ascoltatore è catapultato in un'atmosfera metallica che contraddistingue anche la seguente "Come To Life", caratterizzata da un robusto riff iniziale a cui segue una strofa cantata su note altissime da Kennedy. Nel ritornello, la voce di Tremonti, che si fa notare ancora per un memorabile assolo, si sovrappone splendidamente a quella di Kennedy protagonista invece di un acuto finale da brivido. La roboante batteria di Fhillips chiude un pezzo tiratissimo ed entusiasmante. Il bello deve però ancora venire perché a seguire, l'atmosfera si fa più cadenzata, lenta e malinconica . Un arpeggio blues introduce infatti "Brand New Star", pezzo dalla bellezza stratosferica interpretato magistralmente da Kennedy. Un'esplosione di emozioni cattura l'ascoltatore soprattutto quando, dopo due minuti e quaranta, uno splendido riff apre la strada ad un assolo allucinante di Tremonti che mette in mostra tutto il suo talento. Il lavoro scorre via fluidamente e si arriva cosi alla strabiliante "Buried Alive", caratterizzata dalla performance di Tremonti che, con i suoi funambolici giochi di chitarra, apre e chiude un pezzo di grande impatto. Dopo la cruda e graffiante "Coming Home", dove si evidenzia il lavoro di riempimento di Phillips e ancora una volta la potenza vocale di Kennedy, arriva la bellissima "Before Tomorrow Comes", dal sound rock classicheggiante, che sembra riportarci indietro nel tempo.
Si giunge così all'ottimo primo singolo estratto dall'album, "Rise Today", canzone grintosa, grezza, immediata che affronta un tema quanto mai attuale: la speranza di un mondo migliore. La titanica "Blackbird", dalla durata di otto minuti, rappresenta il pezzo centrale del lavoro a cui i nostri hanno voluto dare più evidenza, nonostante l'album tocchi diverse tematiche. Kennedy lo ha scritto in ricordo di un amico in lotta contro una grave malattia. L'interpretazione del frontman è estasiante e comunicativa; l'atmosfera è malinconica, dark, sofferente. Nella seconda parte del brano la scena è tutta di Tremonti che sembra far piangere la sua chitarra creando un clima di intensa drammaticità. Splendida, con un inizio tagliente e dal ritornello distensivo e maledettamente coinvolgente, è invece "One By One". Segue "Watch Over You", una dolcissima ballata, di grande impatto emotivo, meravigliosamente interpretata da Kennedy che propone un falsetto emozionante. Una chitarra acustica caratterizza la prima parte del brano che poi esplode riuscendo ad ammaliare l'ascoltatore. Con "Break Me Down" si ritorna su uno stile più grunge mentre "White Knuckles" è un pezzo heavy rock dal ritmo veloce, incentrato su un geniale riff che rende l'atmosfera incandescente. Ancora una volta va sottolineata la bravura di uno scatenato Phillips che si esibisce in rullate e cambi di tempo eccellenti. L'album si chiude con un'altra perla, "Wayward One". Inizio arpeggiato e melodico ritornello, ritmo lento e chitarre potenti. Kennedy esprime la sua versatilità vocale in un brano malinconico la cui ultima parte è affidata alla vena di Tremonti e ai suoi soliti virtuosismi, degna conclusione di un album intenso e privo di difetti. I nostri lavorano in piena sintonia e non va dimenticato l'oscuro e prezioso lavoro di Marshall. Il suo basso a cinque corde è decisivo in ogni pezzo, non a caso Tremonti lo ha voluto fortemente nella band. Il paragone con Chris Cornell, è invece d'obbligo quando si ascolta il timbro vocale di Myles Kennedy, il cui apporto come secondo chitarrista tra l'altro, va a definire e a perfezionare il lavoro.
Ben vengano band come gli Alter Bridge che propongono un metal-grunge in cui non si rinnega quel sound di novantiana memoria che a segnato una generazione; i nostri però, hanno il merito di creare un prodotto allo stesso tempo originale, intriso di influenze metal e rock anni settanta, a differenza di band post grunge campioni di vendite ma spesso monotone e ripetitive. Blackbird è un disco che in molti apprezzeranno, dai nostalgici dei Pearl Jam agli amanti dell'heavy metal; un album che non si finirebbe mai di ascoltare e che raggiunge degli incredibili picchi emozionali, per una band stranamente poco conosciuta fuori dal circuito nazionale.
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