"Every month or so a new one passes by
Forming circles 'round the planets in the air
Find a newspaper and it is printed there"
(Husker Du - "I Tell You Why Tomorrow")
Inutile negarlo, viviamo in un epoca difficile.
Ad esempio: la Spagna è economicamente messa peggio di noi, e ce ne vuole, mentre da tempo la società occidentale è in declino.
Ma ciò che è assurdo, è che mentre il mondo va a male noi disquisiamo di dischi.
Siamo appena usciti da un decennio complesso e contradditorio, sotto diversi angoli di lettura, e già molti (parlando dell'ambiente della musica) si stanno dando alla storicizzazione.
Classificano, definiscono idee e sillogismi; indicano correnti musicali. Parlano di scene.
Questa premessa escatologica per dire che in mezzo a tanta nostalgia per il passato, vorrei tentare di essere obbiettivo.
Ho sentito a più riprese dichiarazioni e affermazioni piuttosto banali, negli anni ottanta c'era più dialogo tra la nicchia e il mainsteam, youtube e le nuove tecnologie stanno uccidendo la musica e così via, tanto per aggiungere ferro alla campana.
Ondate di banalità nostalgiche per incensare il passato, come si è sempre fatto, siano gli anni sessanta o i settanta, denigrare il presente per commuoversi verso un passato arcadico è l'unica eredità che ci portiamo dietro da tempo.
Anche io tra vent'anni forse farò lo stesso con questi famigerati anni zero, ma per ora non è un problema che mi riguarda.
Noi ce ne freghiamo, di quanto le cose fossero belle nei 60's o nei 80's, noi parliamo d'Altro.
Uscito nel 2004 per la LoveBoat dell'instancabile Andrea Pomini, con alla produzione niente meno che Cristhian Bugatti, questo disco degli Altro è molto più di un Prodotto. Non ha nulla a che vedere con "Vede la Fine in me che vendo dischi in questo modo orrendo" che fa un pò vergognare Bianconi.
Perchè gli Altro formatisi nel 1993 a Pesaro, sembrano il frutto di un mondo artigianale, di chi suona quando gli va, fa altri lavori per mantenersi e collabora con i propri amici. Riconosco ad esempio tra i ringraziamenti Alessandra Roncata e Luca Valtorta, firme storiche e tra le mie preferite di TuttoMusica.
Ma tolto questo, l'importante è che gli Altro parlano di sè stessi, ma cantano di noi.
La loro musica si insinua lentamente, e sà di parcheggi vuoti la notte in periferia.
Danno il meglio in "Ipotesi", con quella specie di ritornello che ritornello non vuole essere, e ci mette poco a conquistarti.
Il crescere catartico in "Minuto", non fa in tempo a mettere i brividi che è già finita, cinquantaquattro secondi.
Quella batteria incalzante in alcuni passaggi ha le sonorità compresse di quella che suonava Grant Hart nel'85, ricorda la produzione di Glen Lockett.
Il basso di Gianni Pagnini morbido e sdegnoso sà di new-wave.
La chitarra suona come se usasse il distorsore dei Jesus and Mary Chain, ma senza fortunatamente quell'onirica sovrabbondanza.
E' defilata, sullo sfondo, frigge inconsistente ed è come una grattuggia che fa in briciole il vissuto personale.
Succede in "Rumba", sul finale, con quella coda discendente che fa a pezzi quartieri pieni di ricordi.
La bordata emotiva che arriva con il riff di "Ripasso", ti riempie ma non ha peso; e poi sparisce.
Simile ai chiaroscuri che riempiono i quadri di Eduard Vuillard, la luce uniforme che attraversa questo album degli Altro ha lo stesso piacevole intimismo.
La loro forma canzone non ha nulla a che vedere con gli Haiku, a mio parere, è miniaturizzata non minimalista.
I testi con tutta la buona volontà ermeneutica sono molto criptici, volutamente di difficile comprensione.
Ripetitivi e cantati con voce fastidiosa da Baronciani mostrano il legame di questo trio con il post-punk inglese del '78: gli Wire.
La volontà di straniare, non descrivere o narrare, è la stessa presenta nelle miniature di "Pink Flag" uno dei capolavori della band inglese sotto l'influenza di Brian Eno.
Per il resto le somiglianze con gli Wire si fermano qui.
La composizione dei brani discende dall'hardcore e in alcuni casi a una certa ripetitività che richiama ai Cccp.
"Fedeli alla linea, la linea dov'è?"
Se Gli Offlaga Disco Pax come i Cccp cantano la medesima crisi dei valori politici, per gli Altro il legame con i gruppo emiliano è attraverso l'alienazione esistenziale.
"Come mai, non lo sai, non mi va se mi chiami" canta Baronciani.
Aggiungo solo che la mia amica Fiorella ha detto "Ma alla fine gli Altro piacciono perchè Indie", sottolineando questa ultima parola, "Tu sei come l'indie di -Parla con l'indie- su facebook".
Forse ha ragione, o forse no; ma nel dubbio ascoltatevi questo disco e valuterete voi.
Merita già solo per il bellissimo artwork disegnato da Baronciani, già autore sulle pagine di Rumore o per i manifesti di diverse edizioni del "MiAmi", che rappresentano fiori di diverese foggie.
Cardi, rose, cespugli, tutti rigorosamente in bianco e nero.
Esiste un cortocircuito che lega Adrian Tomine, il post-punk e il lirismo shoegaze, sono gli Altro.
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