Il ragazzo al banchetto della Riot Maker al Miami festival mi avvertì: "sei sicuro di quello che stai facendo?". Poi la ragazza al suo fianco mi  tranquillizzò dicendomi che sarebbe stata un'esperienza strana, diversa dal solito; così comprai quest'album e non me ne pentii.

Gli Amari ci offrono un synth hip hop contaminato da personaggi più che da generi musicali. Nell'intro di "Venicce" gli alieni tentano un atterraggio di fortuna sulla Terra e una volta scesi dalle navicelle la esplorano a passi tentacolari al suono di un sampler che ricorda "Intergalactic" dei Beastie Boys e di una chitarra spettrale figlia di "Falling Away From Me" dei Korn. In "Cerarmonia" le forme assolute date dalla chitarra saltellante sono quelle di Samuel dei Subsonica, l'intermezzo ha atmosfere da Boards of Canada e l'hip hop diventa selvaggio e misterioso, come in "Cicogna cicogna", dove avviene quello che non t'aspetti: in un ambiente losco e abominevole spiccano versi da serial killer rubati a Johnatan Davis. Con "The Glaxo Welkum" ci si rasserena; un sintetizzatore da "Notti magiche" apre la porta ad un basso pulsante, poi una frase presa dalle corde vocali di Davide Toffolo offre speranza per il proseguo del disco. "Cinico Settembre" ha un'intro alla Aphex Twin; ci troviamo di fronte ad un hip hop sintetico velato di new wave, che diventa a tratti maniacale e a tratti fragoroso in "Pesce pilota" per poi terminare in un lungometraggio di profondo impatto nella flemma e a lampi ardente "Anima fugge pistone", dove il pianoforte distilla note e chiude il capitolo.

Basta un primo ascolto svogliato per aver voglia di tornare dal ragazzo del banchetto e dirgli: "mò anch'io godo".

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