"Dobbiamo essere lì prima delle dieci, così vediamo se Fabio riesce a farci entrare"

Questa la premessa. L'obbiettivo era recarsi al Rolling Stone. L'evento era il concerto di Giuliano Palma & the Bluebeeters.

Il particolare è che io quel gruppo lo odio. Così, visceralmente, per la musica che fanno e per la gente che li va' a vedere. A me la gente che balla lo ska o il raggae non mi piace. Sì, è una forma di razzismo, di fastidio.
Il motivo per cui io e il mio amico volevano farci del male e probabilmente pagare le 12 euro di ingresso era assistere ai 20 minuti di esibizione come gruppo spalla degli Ameba4, con cui il mio amico ha lavorato in studio alla registrazione dell'album.

I contatti telefonici erano stai presi, l'ora fissata. Arriviamo con leggero ritardo, non troviamo parcheggio, lasciamo la macchina su un marciapiede, incrociamo le dita e cominciamo a far fila. A me già la fila mi da' noia, in più eravamo delle mosche bianche in mezzo all'esercito dei Palmipedi. Fiduciosi facciamo la nostra bella filetta, proviamo un nuovo contatto telefonico ma il telefono del cantante è spento, quello del bassista pure. La gente in fila si carbura con una birra via l'altra, un'abitudine che dalla mia posizione di astemio cronico non ho mai potuto comprendere. Ci rassegnamo a pagare l'ingresso.
Entriamo e ci posizionamo nell'arena dove il palco subisce gli ultimi ritocchi. È una bolgia, la gente continua a bere, si accalca, e io mi chiedo come sia possibile tutto ciò. Prendiamo da bere nei classici bicchieri di plastica, roba scadente che pagheremo all'uscita con delle belle 6 euro; il barista già strafatto ci regala un cuba.

Quando comincia il concerto ed entrano i famigerati Blubeeters ci chiediamo se l'abitudine del gruppo spalla di aprire il concerto sia andata perduta; forse che suonano dopo? Giriamo un po' nel locale, lo scopriamo squallido e la gente ancora di più. Due ragazze sedute sole su un divanetto vengono a turno accerchiate da ragazzi ridicoli che pensano di estrarre loro per primi un'Excalibur troppo ben piantata nella roccia. Scopriamo che in certe sale si fuma persino.
Ci sono bambine vestite da battone che vagano senza meta, una giovane donna a momenti ci cade adosso tanto non si regge in piedi. Inquietanti individui fino a un momento prima immobili si animano improvvisamente in un frenetico ballo da burattini. Proviamo a richiamare e ci rispondono, finalmente.

Morale della favola: il gruppo spalla ha suonato per le dieci e venti, più o meno mentre stavamo facendo la fila. Usciamo dal locale immediatamente, sdegnati. Forse troppo ben abituati ai concerti da palazzetto, non credevamo possibile che un evento potesse iniziare con la fila ancora fuori dall'ingresso. Sul sito era indicato solo l'orario di apertura, nessun inizio evento. Mangiamo un hot dog ammazzabudella, e con conforto ritroviamo la macchina lì dove l'avevamo lasciata. Io che con 20 euro ho visto De Gregori al Mazdapalace e al Forum senza perdermi una nota mi chiedo perchè dovevo andare a spenderne 18, bere da schifo, guardare gente sfatta e non sentire nemmeno una nota di ciò che volevo.

Tornando a casa e ripensando a quella bolgia, dai recessi del mio cervello affiorano questi bellissimi versi di Waters: "Is everone in? Are you having a nice time? Now the final solution can be applied". E sulle mie labbra spunta un sorriso.

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