Teatro Ghione, via delle Fornaci a due passi dal Vaticano, nel cuore di Roma.
La sala contiene 468 posti, l'intimità regna suprema e questo permette di seguire lo spettacolo in maniera raccolta, permette di creare un legame con chi si esprime sul palco e restare uniti per tutta la durata del tempo.
Un cantante segnato dal tempo ma ancora volitivo, ferreo prende quell'oggetto che l'ha accompagnato per mezzo secolo, un microfono che ha usato una vita intera per farsi sentire e che mai avrebbe immaginato di dover utilizzare ancora.
Un microfono che non è stato solo un microfono.
E si, perché di un cantante non possiamo sapere certe cose: quando il microfono per esempio diventa una pistola e il cantante è prontissimo a spararsi in bocca ma non lo fa, grazie a una sua canzone che parte proprio in quel momento e bisogna cantarla, davanti c'è il pubblico, bisogna salvarsi.
Oppure quando il microfono diventa bollente e la gola si infiamma, e si aggrappa all'asta con snodo a giraffa.
É il 09 Dicembre 2013 e il cantante tiene un concerto, che sarà registrato, poi pubblicato con un inedito "Io non ti lascerò mai" scritto per la moglie morta al suo fianco durante la notte dopo quarant'anni d'amore.
"Ora ci parlo, la saluto, lei sta con me più di prima.
Sono credente.
Prima, quando era viva, non veniva a tutti i miei concerti, ora c'è sempre" dice il cantante.
Questo concerto è diverso, canterà canzoni mai cantate prima, canzoni che hanno venti, trenta, quarant'anni scritte per altri: Mia Martini, Morandi, Anna oxa, Andrea Bocelli per citarne alcuni.
Ma in realtà questo lavoro è una sorta di testimonianza di un modo di concepire la musica diverso da quello contemporaneo, un mondo in cui i grandi compositori, i cantanti, i musicisti avevano una forte apertura verso gli altri, verso la collaborazione, non c’era l’individualismo che c’è oggi e infatti prima di ogni brano racconta aneddoti interessantissimi che legano lui e Mimí, lui e Gianni, lui e Andrea e così via.
L'aneddoto su Mia Martini: "Mi chiamarono per scrivere una canzone per una grande interprete, questa volta la canzone doveva aprire il suo album, il suo arrangiatore era Bacalov, il futuro premio oscar per le colonne sonore. Lo studio era quello di Claudio Mattone, eravamo al top in tutti i sensi. Ed era lei al top in tutti i sensi, arrivò! Eravamo al punto quattro uno e io suonavo la chitarra in quel periodo. Quindi ero in un box con la chitarra e arriva lei, era un pó in ritardo e chiede scusa, dice: scusate! Sono un pó raffreddata! E io gli ho detto: Mimì guarda che tu anche se non venivi e ce la cantavi al telefono questa canzone era uguale".
Il cantante è felice! Non si è sparato, la gola non si è infiammata e quell'oggetto, per lui un artefatto magico che dietro si porterà nell'ultimo giorno di vita non ha scottato, anzi.
Poi gli applausi, la mano destra sul petto, le luci tutte accese, il leggio allontanato, il saluto al Maestro Cinzia Gangarella, il saluto al pubblico e la sicurezza datagli da un intero teatro su quanto orgogliosa e contenta sarebbe stata Elena.
La sua Elena.
Per conto di "All Music Italia" questo sarà l'album italiano migliore del 2014.
"Suoni tra ieri e domani" di Amedeo Minghi.
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