Non capisco come un nome di tale portata sia stato tralasciato o forse proprio non preso in considerazione dai più attenti fautori di estremismo sonoro e di post-metal in generale, visto che nemmeno una misera recensione è qui dentro portata sui ben 4 capitoli discografici della loro storia. Beh, rimedierò io, in parte, visto che mi accingo a metter su due parole per la loro ultima prova da studio, intitolata per l'appunto "Mass IIII".
Per iniziare specifico la loro provenienza geografica: sono belgi, e da un pò di tempo nelle vicinanze, soprattutto in Francia si è sviluppato un bel quadretto di gruppi molto validi per quanto riguarda la musica ivi contenuta, cioè dove i Neurosis sono presenti in tutti i pasti della giornata.
Gli amenra con questo nuovo lavoro si attestano su livelli alti, dando prova di maturità artistica e dedizione quantomai isterica alla materia: si odono i Neurosis (nelle strutture, nel minutaggio, nell'impatto, nella grandeaur apocalittica e sinfonica, nella psichedelia accennata dalle ripetizioni estenuanti che sfociano in crescendo alquanto distruttivi); si odono gli Isis (in quelle ritmiche lente ma sempre particolari, in quei giochi timbrici tra strumenti, in quella semplicità apparente, in quelle evoluzioni tutte in picchiata verso il suolo); ma si odono anche i Converge (in quella voce... mamma mia quella voce.... sempre isterica, e sull'orlo di una crisi epilettica, forse l'ultima di una vita vissuta tra abusi e delusioni: urlo feroce di un uomo che non sa più parlare, gridando al mondo i torti subiti e quanto esso dia sofferenza più che altro).
Bellissime le composizioni: sempre lunghe, articolate, giocate su tortuosi crescendo emotivi e svuotamenti improvvisi dove la rarefazione raggiunge apici di sconforto veramente invidiabili, e il tutto si coagula in un insieme che non può esserre per nulla scisso da qualsivoglia tentazione di spiegare una parte a dispetto di un'altra; tutto è sullo stesso livello e non si ode nessun calo, anzi la crescita esponenziale della tensione è un loro più che importante punto di forza. Un continuum sonoro che sfocia nelle vette raggiunte in brani quali "de dodenakker" e "aorte", dove la tensione si fa palpabile e l'aria attorno si fa nera, come la pece, tristi melodie solitarie avanzano per sfociare in esplosioni di una potenza espressiva inaudita.
Sia ben inteso, gli Amenra non inventano nulla di nuovo, ed il periodo che portava a sbalordirsi e sorprendersi per questo genere è ormai lontano, ma non si può ignorare tanta dedizione e tanta capacità nel rendere appieno la desolazione a cui va incontro l'umanità tutta, non si può ignorare la grande personalità che questi ragazzi mettono nei loro lavori, non si può ignorare e per una volta dimentichiamoci dell'originalità prendendo in esame solo la qualità che qui è veramente alta, in ogni riff, in ogni parte, in ogni urlo. E qui chiudo, sperando che questo sia solo l'inizio di una carriera tutta in ascesa.
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