10 minuti di magia.

Tre canzoni che rievocano vecchi ricordi felici senza aver bisogno di farne parte.

Un album che crea un angolo di pace in qualsiasi momento e in qualsiasi luogo lo si lasci suonare: due chitarre, una batteria e il cantato fragile e scostante di Mike Kinsella gli unici ingredienti. La musica è un intrico ipnotico di arpeggi che catturano e trascinano via, con la batteria, talvolta semplicemente accarezzata, a conferire ai pezzi una perfetta dinamicità. Arpeggi maggiori, minori, armonici e dissonanze appena accennate; rullante, tom, charleston, cassa: è quanto basta per creare la colonna sonora ideale di un ricordo, uno qualsiasi, felice o triste. Un rifugio dal tam tam quotidiano, un'escursione nel posto in cui il progetto a cui state lavorando, i libri che state studiando, perderanno ogni importanza.

Un Capolavoro ingiustamente ignorato dai più (anche se, almeno per quanto mi riguarda, forse è meglio così) che vide la luce nel 1998, un anno prima del primo e unico LP della band, che riprende le stesse atmosfere ma ha il difetto, se confrontato con questo EP, di essere troppo lungo e di risultare nel complesso un pò stancante, pur restando una perla rara nel piatto panorama musicale a cavallo tra i due secoli.

Tre canzoni, "The One With the Tambourine", "Letters and Packages", "Five Sent Miles", che riescono a essere elaborate e minimaliste al tempo stesso, in una ripetitività mai ossessiva: una ripetitività anestetizzante, che dilata il tempo e lascia un inevitabile senso di vuoto quando, all'improvviso, i 10 minuti finiscono. E la magia si esaurisce.

 

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