Amerigo Verardi è una figura importante dell'underground italiano. Fondamentale direi.

Una grande carriera iniziata negli anni '80 con gli Allison Run e in seguito con i Betty's Blues, proseguita nei '90 con i Lula (con cui sfornerà due ottimi album: "Da dentro" del '95 e l'omonimo del ‘98") e nel 2003 con il progetto Lotus. Parallelamente all'attività di musicista, il nostro porta avanti anche quella di produttore di alcune band interessanti del panorama italiano, come i Baustelle (i primi due album), i Virginiana Miller e i Leitmotiv. Non bastasse questo curriculum, è anche autore di due dischetti da solista, "Morgan" del 1993 (protagonista di queste successive righe) e "Cremino e coca" del 1997.

"Morgan" rappresenta l'anima più anni '80 di Verardi, quella più pop e cantautorale (con qualche incursione, seppur minima, nella psichedelia); c'è minimalismo sonoro, ma più di tanto non ci facciamo caso (Verardi si occupa "solo" di testi, chitarre e voci, al resto pensa il polistrumentista Ramon Brut), c'è la voglia di divertire e di essere divertenti, c'è la spensieratezza.

E poi, c'è la musica: "Om" è l'apripista con il suo nonsense, seguita a ruota dalla freschezza e dall'orecchiabilità di "All those beautiful glasses shine" e "Dog Dylan's Blues", dove si inizia a respirare l'aria di divertimento e di spensieratezza a cui si accennava prima; "My favorite things" è invece una piacevole ballad acustica (notevole il lavoro svolto da Ramon alle tastiere), "I make a lot of money" muove un po' i ritmi all'intero lavoro (verrà ripresa nel primo album dei Lula col titolo "Faccio un sacco di soldi) mentre "We can... on the water" è un ottimo brano sostenuto da dei bei passaggi di chitarra e campionatori, uno degli episodi più azzeccati del disco, insieme a "It flies above you, Zorg", suonata insieme agli Allison Run (anche Umberto Palazzo, fondatore dei Santo Niente, ha fatto parte di questo gruppo) che regalano maggiore robustezza al brano.

E' un disco stralunato, questo "Morgan". Nel senso positivo del termine, ovviamente.
Sicuramente una delle sfaccettature più curiose di Verardi. Insomma, quaranta e passa minuti di suggestiva attraenza, risaltati da una personalità più che decisa.

E scusate se è poco.

 

Per chi volesse approfondire:

- All those beautiful glasses shine

- Dog Dylan's blues

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