Sarebbe sbagliato dire che con questo album gli Amon Amarth, abbiano dato esempio di vero Viking metal.
Certo, sono rimasti come al solito grotteschi e pesanti, ma siamo più su un Heavy metal molto epico e selvaggio, denominato da alcuni "Death" metal, forse per la voce cavernosa di Johan Hegg.
I riff e gli arrangiamenti dell'intero album, sono le classiche soluzioni del genere, che non danno alcuna personalità espressiva al gruppo; diciamo che, di sicuro non sono più ai livelli di "Once Sent From The Golden Hall" del '98, oppure "Sorrow Throughout The Nine Worlds" del '96. I cinque svedesi ce la mettono tutta: tanta energia, buon livello tecnico, ma poca fantasia.
"Fate Of Norns", riesce a stento ad arrivare alla fine, con idee sempre più scarne ed approssimative. Pezzo da segnalare è la bellissima (l'unica) "An Ancient Sign Of Storm", colpisce il martellante riff di chitarra, e la fantastica doppia cassa di Frederik Andersson, d'impatto. Si salva anche la title track, ma solo perchè lascia molto spazio alla melodia. Il resto è di una noiosità e ridondanza da dimenticare.
Da consigliare solo ai fan più stretti, per il resto, girate al largo.
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