"Foley Room" è l'ultimo, "Foley Room" non è il migliore, "Foley Room" è il più oscuro...
Amon Tobin, il brasiliano passato attraverso il Drum and Bass, le sinfonie Jazz, il Trip Hop più industriale e la Jungle orchestrale approda ad un album ironico e cinematografico dal suono cupo e nebbioso che richiama le atmosfere di "Blade Runner".
A 5 anni dall'ultimo album, se si escludono varie partecipazioni fra cui la colonna sonora del gioco "Splinter cell: chaos theory", il suono di Amon si rivela ancora più articolato, campioni e field recordings si mescolano ad arpe, organi wurlitzer, chitarre e synth, melodie minimali e complesse si alternano, creando tensione e isolamento da tutto ciò che è "fuori".
Amon Tobin non si accontenta di campionare i suoni della realtà, l'ambiente urbano viene soggiogato, piegato, fagocitato e poi espulso, motori, goccie d'acqua, rumori di utensili da cucina, attrezzature da fabbrica sono resi fluidi e mescolati con gli strumenti musicali, le percussioni sono incastonate in una catena di montaggio, le note musicali sono al servizio dei macchinari, che prendono vita, un battito schizofrenico e sinistro dove niente è fuori posto, elementi eterogenei sono fusi alla perfezione.
E finalmente in questo caos è possibile apprezzare, la musica, che si espande e si contrae, fra scricchiolii e percussioni emergono le note, il pianoforte di Tobin o l'orchestra del quartetto Kronos, fra un breakbeat e un assolo jazz, gli organi overdrive di "The killer's vanilla" risultano maestosi.
La "Foley room" è la stanza dove il suono fluttua, vola e cade, fra inferno e paradiso, direzioni che divergono meravigliosamente, "Foley room" è il luogo in cui i materiali organici ed inorganici convivono, la musica evoca presenze malvagie che a loro volta lasciano scorgere un'anima gentile e comunque accattivante.
...."Foley room" è acciaio inossidabile che gocciola dalla finestra per la via...
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