La prima cosa che si dovrebbe fare prima di affrontare 100GDO è prendere "la stagione del cannibale (2007)" e "I Moralisti (2010)", dimenticarne i solchi profondissimi dei ripetuti ascolti, e metterli per il momento da parte.
Il terzo capitolo della trilogia generazionale di Alessandro Raina e i suoi Amor Fou gioca, infatti con l'idea di tabula rasa di cartesiana memoria e promette un disco che sembra voler dire, lungo i suoi 50 minuti: "penso quindi suono". Vale a dire, la matrice "concettuale" ha sostituito temporaneamente quella "emozionale" del lavoro precedente.
Significa forse che questo 100GDO è un disco non emozion-ale/ante? Assolutamente no. "La musica non deve avere cuore, il cuore ce lo devi mettere!" (Björk 1995). 100GDO è di certo un disco che tende a disorientare muovendosi (troppo?) ad ampio raggio su stili musicali, suoni, livelli di scrittura parecchio elaborati. Tuttavia, mentre i più si limitano a trovare rimandi in diacronia o sincronia a questo o a quel mood musicale, ci si scorda di notare come probabilmente 100GDO sia il disco nel quale emergono maggiormente le personalità di tutti e quattro i musicisti milanesi.
Si scopre di più sulla versatilità di scrittura di Raina, questa volta orientata verso una fotografia della realtà più sgranata che altrove, ma che è allo stesso tempo sempre precisa e mai banale. A volte il tono volutamente didascalico concede slanci di cuore come ne "i 400 colpi" e "la primavera araba", dove al verso "toglimi i mostri cattivi", cantato da Divi dei Ministri, non puoi evitare di unirti empaticamente. Notevole il lavoro sulle armonizzazioni vocali. In tal senso "Forse Italia" è un ottimo esempio: ci si ferma sempre all'intro fanciullesco scordandosi del tappeto corale che la band ha creato attorno all'elettronica minimale di AntiteQ. Un altro bellissimo esempio è "Vero", un gran bel pezzo sebbene non propriamente nelle mie corde di ascolti, ma che personalmente trova quel suo quid nel controcanto di Paolo Perego, bassista presentissimo soprattutto nella ritmata "i 400 colpi". Poi c'è la "voce" di Giuliano Dottori, chitarrista di razza, che si fa largo con un riff killer nella danzereccia "Padre, davvero" (qui mi permetto di fare l'unica citazione ovvero i meravigliosi GangOfFour nella loro fase più electro, quandanche calante/affascinante di "Hard"). L'espressività di Dottori raggiunge il suo apice nel brano secondo me più bello del lotto assieme a "i volantini di scientology", ovvero "le guerre umanitarie": quasi due minuti di strumental/corale ed un solo di chitarra che dice più di mille parole. Infine Leziero Rescigno, batterista e non solo, già con i La Crus. Cerca di fare il dimesso ma si tradisce per via di quel suo personalissimo modo di giocare sui bordi del rullante. Lo riconosci subito.
Forse un pezzo come "Radiante" estremizza troppo l'idea di disorientamento e ho le prove per sostenere che la versione disco non raccoglie ancora tutte le potenzialità espressive della voce di Raina. Forse è anche pericoloso scrivere un disco così tematicamente contingente. Ciò non toglie che 100GDO sia un disco coraggioso, ricco di spunti e che spara cartucce piuttosto che palle di cannone. Sicuramente colpisce. Sicuramente vi trovi il tuo pezzo. E' questo, in conclusione, il segreto di un riuscitissimo album pop.
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