Charles Baudelaire diceva qualcosa circa la goffaggine e la leggerezza degli Albatross catturati dai marinai. Se le ciurme in questione tentassero di catturare questo Albatross qui rimarrebbero stesi sui ponti delle loro navi fulminati dalla velocità di queste locomotive impazzite.
"Blessphemy..." è questo: una variabile totalmente impazzita che si tuffa a rotta di collo tra i solchi di un disco, devastando le capacità percettive dell'ascoltatore, ottundendo ogni possibilità di reazione. Nonostante in questo lavoro del 2006 il caos che pervadeva i precedenti dischi sia stato in qualche modo imbrigliato è impossibile dire che le acque si siano calmate.E' (per me quindi non facciamo come al solito una questione di Stato sul perchè è per come io abbia "affibbiato" una certa etichetta ad una band e sia andato contro le sacre regole della musicadistocazzo) la strada verso un grindcore evoluto, una strada battuta sotto braccio a The Locust e compagnia briscola, una sorta di grind 2.0 che amplifica oltre i limiti l'idea di rumore insensibile all'interno dei propri schemi.
Un esempio di questo è "Lysergically Yours, My Psychedelic Bride", che racchiude in meno di 2 minuti l'essenza lisergica ma per niente narcotizzata della band, dove microparti in levare e medie si tramutano in bordate grindcore di chitarre taglienti, accompagnate da urla monotòne impazzite, lancinanti, con sprazzi di fiati e con un hammond che contrappunta l'odio che pervade il pezzo. E accanto alle contorte espressioni pregne di blastbeat, troviamo pezzi come "Trust The Sun, The Symphonic Sunrise", che mischia una furia hardcore dai riff spessi e pesanti, a inserti di psichedelia settantiana. E, per rilassare le vostre stanche membra, potete trovare delle chitarre acustiche in "Behold The Light", una marcetta psicotica che accompagna al patibolo l'ascoltatore.
Un synth in saliscendi, quasi un allarme, introduce i ritmi danzerecci di "Sacred Geometry", indie sotto l'effetto di anfetamine elettriche, la voce sempre oltre i limiti dell'umano, minutaggio oltre i 3 minuti (e fidatevi la cosa è strana), che si tuffa in un mare di feedback e noisame vario del tutto debilitanti, come una miriade di insetti d'acciaio che si intrufolano nelle vostre orecchie per rimettersi nella strofa precedente che aumenta di velocità fino ad implodere in segmenti sonori a 8 bit che si tramutano nell'elettronica quasi minimale di "Death Rides A Brown Horse" che sfocia in un hardcore midtempo a singulti, chitarre adese ad una doppia cassa possente.
Insomma, marinai, se vi sentite così coraggiosi come dite, con le vostre orecchie dedite al malemusicaledeinostritempi, provate a catturare queste bestie elettrogene nelle vostre delicate sinapsi da intenditori.
Elenco tracce e video
Carico i commenti... con calma