Un'attesa infinita, quella che precede "Horizons" il nuovo album degli Anathema, seguito di quel "A Natural Disaster" ormai abbastanza lontano nel tempo (2003). Rimasti senza contratto dopo il fallimento della Music for Nation", hanno trovato "asilo" alla KScope; sotto questa etichetta pubblicano questo album, in cui vengono riproposte, in chiave semi-acustica, alcune delle canzoni più amate della loro carriera.
Che fosse previsto in seguito ai loro tour acustici o che si tratti solo di un tappabuchi in attesa di "Horizons" non è dato saperlo, anche se sarà una domanda che vi farete spesso durante l'ascolto di questo "Hindsight". Troviamo infatti brani egregiamente riarrangiati al punto di risultare freschi e piacevoli da ascoltare, come "Fragile Dreams", "One Last Goodbye" o "Are You There", che guadagnano molto grazie all'utilizzo di archi e alla voce sia dolce che oscura di Vincent Cavanagh (che offre un'interpretazione perfetta e da brividi per l'intero lavoro), alternati però a tracce palesemente identiche alla loro versione originale: è il caso di "Inner Silence" o, esempio ancora più evidente, "A Natural Disaster".
Piacevole anche il brano inedito che chiude l'album, "Unchained", espressivo come sempre, anche se non all'altezza di tutti gli altri brani presenti su "Hindsight". Una nota negativa va alla brevità del lavoro (solo 10 tracce) e alla poca cura prestata al packaging del disco.
Certamente un album suonato col cuore e con la voglia di creare qualcosa di più di un semplice lavoro acustico, ma che nonostante tutto non è imperdibile: forse non ce n'era davvero bisogno, ma per i fan della band (soprattutto quelli che hanno accettato la loro svolta "alternative) è un ascolto obbligatorio che strapperà qualche malinconica lacrimuccia.
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