Al primo ascolto, "Aggressor" è una delusione. Le canzoni profonde sono pochine, sembra che gli And One si siano limitati a giocherellare con la console invece di dare la precedenza a testi e melodie... Tuttavia, se si persevera nell'ascolto, emerge qualche elemento interessante.

Già nella prima traccia si può notare il gusto per le antitesi, i paradossi che contrassegna questo lavoro deli And One. Infatti, si parte con "Kein Anfang", mentre siamo precisamente all'"inzio" dell'album; e questo tema lo ritroviamo davvero in tantissime tracce. Forse l'esempio più evidente è costituito da "Krieger", canzone costruita su diverse contraddizioni ("stark" vs "schwach", "schwer" vs "leicht", "heiss" vs "kuhl"...) che permettono di passare al ritornello, contraddistinto anch'esso da un'antitesi: "besiegen die Welt und verliern". Le opposizioni pullulano però anche in altri pezzi come "Schwarz" (dove appare a volte il bianco), "Strafbomber" con la sua "heilige Blasphemie", o anche la simpatica "Tote Tulpen" basata su una netta separazione fra quello che il cantante potrebbe comprare alla sua ragazza e quello che le ha effettivamente comprato.

Ma qual'è la ragione di tutte queste opposizioni? Non bisogna dimenticare il titolo dell'album, "Aggressor", e la sua copertina che mostra un cuore in tuta mimetica. La guerra è un tema molto presente e qui si gioca sui due schieramenti... Inoltre si gira sempre sempre intorno a quel "Odi et amo": per dare più risalto alla passione, cosa c'è di meglio che contrapporla alla violenza?. E in effetti, se l'amore può sembrare struggente e intenso (in "Krieger", ad esempio), a volte può essere quasi assente come nella già citata "Tote Tulpen". E' uno dei pochi pezzi che colpiscono al primo ascolto (forse per via della sua somiglianza con "Da da da" dei Trio?) e che ci conquista definitamente con il dialogo finale dove si può percepire chiaramente che Naghavy ne ha proprio abbastanza di quella relazione. Si conclude con un grido della donna. Sarà morta? La traccia seguente si intitola "Kein Ende"... forse no, allora?? Ma allora perché questo pezzo evoca così tanto una canzone che potrebbe accompagnare i titoli di coda in un western dopo che il cattivone è appena morto?? E poi non avevamo detto che è un album basato sulle contraddizioni??

Se proprio volessimo andare più lontano con questo ragionamento, potremmo pure applicarlo alla qualità delle diverse canzoni proposte: se alcune sonno davvero eccellenti- "Strafbomber", ad esempio, che con quella voce spezzata e quel clima apocalittico rende bene l'idea- altre sono davvero deludenti, prime fra tutte "Fernsehapparat", pezzo irritante cantato da una voce sprovvista di ogni charme, che deve rendere i conti con "Strenradio" che le fa quasi eco nel titolo ed è davvero simpaticissima e coinvolgente.

Insomma un disco che rifiuta ogni equilibrio e ribadisce la differenza e l'alterità. Un disco che non vi porterà mai una risposta mentre siete in preda alla confusione e al dubbio, ma che potrà accompagnarvi per qualche giorno quando sarete usciti da queste perplessità.

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