Impugnate quest'album. Giratelo e leggete la tracklist. Vi renderete che presenta un chiaro inizio ("Mein Anfang") e una chiara fine ("Dein Ende"): diverse tappe dell'itinerario di due persone. Come non vedere l'analogia con l'album precedente, "Aggressor", strutturato un pò della stessa maniera?

Si comincia allora con "Military Fashion Show", pezzo ben ritmato e piacevole, e i dubbi che attanagliano il cantante: "What can I do/What can I say?". Per fortuna che con la traccia seguente i dubbi cominciano a dissiparsi e il cantante invita la ragazza ad "apprezzare lo sconosciuto", abbandonando ogni perplessità, ogni scrupolo nei confronti del suo uomo... Ci riuscirà?? Purtroppo il pezzo non ce lo fa sapere, ma la traccia successiva ("So klingt Liebe") ci fa pensare a un successo: il ritmo è leggero, i cori creano un'atmosfera soffusa e la donna sembra godere dell'attenzione che le si presta. Con "The Sound Of believer" si torna a qualcosa di più cupo e di meno idealizzato. E' un pezzo meno immediato e che ricorda un pò "The World Is Not Enough" dei Garbage. Si arriva così alla metà del percorso musicale che ci propongo gli And One.

"Body Company" è troppo ritmata, troppo basata su ritornelli brevi e ripetizioni ossessive per lasciare il pubblico indifferente: ci si ritrova lì a muoversi e canticchiare a squarciagola... Ma subentra allora "Traumfrau", il pezzo più interessante di tutto l'album. Si comincia con una lunga introduzione dove regnano atmosfere calde e incantantanti, Naghavi sussurra e cerca di spiegare la situazione alla sua creazione... Siamo già ipnotizzati. Parte allora la drum machine, ci si stende sul letto e ci si lascia trasportare dalle note, dalla voce, dal testo... Certo, è vero che i pezzi incentrati su una donna ideale funzionano sempre, ma, se non altro, questa canzone presenta una certa originalità visto che il cantante si "crea" quasi un'Olimpia hoffmaniana: illusione o semplice manipolazione?? chissà... si torna infine a un sussurro: "Apri gli occhi, non scordare al servzio di chi sei...". Ancora storditi, ci ritroviamo catapultati in "Stand The Pain": forse il cantante non potrà sopportare il dolore, ma almeno l'ascoltatore potrà tollerare meglio il suo grazie a questo ritmo contagioso e alla melodia che ci conquista rapidamente!

"Sexkeit" si riallaccia vagamente a "Traumfrau" ma qui si abbandona la metafora industriale e qui non ci sarà nessun "sole che mi parla": regna la solitudine, la disperazione tradotte da un ritmo lento e brevi cori. Ciò spiega l'intervento di "Love You To The End": il cantante non ha ancora accettato di essere messo da parte, ma sembra cominciare a rassegnarsi... Si conclude allora con "The Dream" (che precede "Dein Ende"): pezzo lento e un pò troppo dolciastro che delude un attimino.

Ma la soluzione per uscire da questo lieve disappunto è molto semplice: scegliere una delle canzoni precedenti e lasciarsi di nuovo andare...

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