Forse qualcuno si sarà chiesto di chi fosse quella voce che accompagnava il sempiterno Stevie Wonder nella discutibile pubblicità natalizia della Apple di qualche tempo fa. Io me lo sono chiesto ed ho indagato. Andra Day è il suo nome e va tenuta d’occhio perché è una bella boccata d’ossigeno nell’ormai languente panorama del traditional soul.

Orfani di Amy Winehouse e finalmente liberi dalle scorie perpetrate dalle Anastacie di turno, non trovavamo nessuna che potesse riempire con dignità e sobrietà la casellina. (e no, Adele è un’altra cosa. Adele è la Dusty-wannabe e, come Dusty a suo tempo, fa scena a sé.)

Con un look che rimanda a Doris Day ed una voce che la fa apparire l’erede di Sharon Jones, Andra confeziona un album di musica pop-soul di grande eleganza dove a farla da padrone è la scrittura straordinariamente asciutta ed affilata.

Cheers to the fall scorre liscio dall’inizio alla fine sostenuto da una voce smagliante e da un supporto strumentale del calibro di: The Dap Kings, Chris Dave (D’angelo, Meshell Ndegeocello), Pino Palladino, Matt Chamberlein, Raphael Sadiq (anche produttore), fra gli altri. Un parterre eccezionale per un album senza sbavature e di grande professionalità.

L’unica pecca è forse una certa levigatezza a discapito di una visione un po’ più di pancia à la Saun & Starr, per intendersi. Ma si tratta di un esordio. Ed è un esordio che fa ben sperare.

Candidato ai grammy, ha perso, ça va sans dire, contro D’angelo.

Ascolti consigliati: Only love, Not today, Rearview.

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