Il disco "Il Navigante" ha sonorità che risentono dell'utilizzo di strumenti particolari: il bouzouki greco, il baglamas, il bansuri, la fisarmonica. Ciò gli dà un'impronta piuttosto mediterranea. Sembra quasi un concept album, almeno nella prima metà. Le vicissitudini della vita in mare come metafora dell'esistenza. Il Navigante e il suo navigare, appunto. Nella seconda parte si rientra su canzoni che seguono i canoni più convenzionali della musica d'autore.

Si parte col brano "L'attesa", sonorità e sapori antichi nei fiati e nelle percussioni. Il bouzouki viene suonato in maniera non convenzionale, con riff che hanno le loro radici nella musica rock ed interessanti incastri ritmici. "L'attesa" sembra una ricerca inquieta verso una dimensione più spirituale della vita. Una dimensione però di cui si attendono segnali concreti anche nell'oggi.

C'è dunque un volgere lo sguardo verso orozzonti più lontani ma con un senso di rabbia che richiede l'urgenza di una riduzione delle distanze tra l'altrove e il qui e ora. Quando e se avverrà sarà un incontro all'interno della coscienza soggettiva dell'individuo o un rivelarsi concreto nella vita sociale oggettiva? Non è dato saperlo....

Il secondo brano ha titolo "Voci dal mediterraneo". E' un brano strumentale molto scarno, chitarra acustica, bouzouki, baglamas, bansuri e percussioni. La voce è presente solo nella parte dei cori. Se lo ascolterete chiudendo gli occhi vi troverete a navigare in qualche tratto del nostro mare, in direzione Grecia. Molto bello l'utilizzo dei fiati col basuri. I cori hanno un sapore di qualcosa che si perde tra le onde.

Il terzo brano, che dà titolo anche all'intero album, è "Il navigante". Molto bello il giro in fingerpicking di chitarra acustica su cui poggia l'intera canzone. La fisarmonica è suonata splendidamente da Francesco Di Cristofaro, polistrumentista campano. L'accompagnamento è pieno di espressività e forza. Le sonorità sono piuttosto oscure e l'andamento ritmico è serrato. "Il Navigante" sembra una metafora dell'esistenza dove a momenti di calma di vento si alternano periodi di mare in burrasca. Il viandante si trova in mare ma potrebbe benissimo essere in mezzo al deserto circondato dai "leoni che vanno a caccia", per citare una parte del testo della canzone. Qualche richiamo, in alcuni frangenti di accompagnamento ritmico col bouzouki, alla musica folk irlandese.

Si prosegue con "Babilonia". Inizia il sax che suona da solo un fraseggio di note arabeggianti. Poi entra la chitarra in accompagnamento e di seguito la fisarmonica. La chitarra elettrica aggiunge note in stile Marc Ribot.

Il brano seguente ha titolo "La fortuna" ed è uno dei piu interessanti. Il testo evoca immagini, coste del mediterraneo, sogni e pensieri proibiti. Il desiderio è quello della terra come meta e approdo del viaggio. Ma cosa ne sarà del navigante una volta che l'avrà toccata? L'arrangiamento è molto bello, con contrabbasso e percussioni per la parte ritmica e chitarra acustica e bouzouki ad intrecciare le trame melodiche e armoniche. Bella la variazione di tonalità da maggiore a minore nel passaggio dalle due strofe ai due incisi strumentali, sottolieati in modo particolarmente espressivo dal bouzouki. Spendido l'assolo finale del violoncello, molto espressivo e dal sapore vagamente psichedelico. Degno finale di viaggio, o ripartenza?

Il sesto brano si intitola "La danza dei dannati". E' un brano molto accattivante per quanto rigurda la parte ritmica, con un evidente richiamo al "Ballo di San Vito" di Capossela e a "Je sò pazzo" di Pino Daniele. Evidentemete semplice e poco ricercato a livello armonico e compositivo. La parte dominante viene giocata dalla ritmica e dal testo: un'invettiva contro il malaffare dilagante in certe zone d'Italia, il cinismo dei potenti, l'opportunismo dei politicanti, l'arrancare dei più deboli, degli ultimi, degli emarginati. I quali, anche loro, non sono dei santi. In molti infatti sognano un riscatto dove però i valori spesso coincidono con quelli delle persone che li hanno soggiogati. E dunque anche loro dominano per quello che possono, nel loro piccolo, scaricando la loro frustrazione in famiglia, con le loro mogli o nel gioco d'azzardo. Nessuno si salva, in questa danza dei dannati

E qui finisce il "concept album" di Andrea Franchi. Le restanti tre canzoni hanno una struttura piu classica da musica cantautorale: "Un'altra estate" ha come strumento portante il pianoforte suonato in uno stile vagamente jazzistico mentre "Don chisciotte" ha una struttura da brano folk cantautorale con il classico accompagnamento della chitarra acustica e il charango e la fisarmonica per le parti soliste. Testo ben riuscito. Una nota in particolare per il brano finale "Cieli lontani", arrangiamento scarno ma con una bella melodia e un testo particolare ed evocativo. Ci sono riferimenti a Vincent Van Gogh, immagini e colori rarefatti in note appena accennate di bansuri che si inseriscono in un delicato tappeto sonoro costruito su chitarra e violoncello. Una brano molto intimistico.

Il disco suona "vero" e vale l'ascolto

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