Lo sportello si apre. Il tempo di adagiarsi sul sedile in finta pelle e se ne distingue la chiusura con un rumore secco. Accensione del motore e della radio. Quasi contemporaneamente. Fuori piove e magari si riesce anche a percepire uno strano freddo. La Renault 4 rossa circola tra le strade trafficate della città. Dopo alcuni fonemi incomprensibili una striata d'arpa annuncia l'edizione del GR1. Straordinaria. Aldo Moro è stato rapito da un commando armato. La scorta annientata. L'attentato è stato rivendicato dalle Brigate Rosse.

La farsa macabra ha inizio.

La macchina continua a circolare a velocità moderata, tranquillamente. La pioggia continua a picchiare sulla carrozzeria smaltata. Si scorge solo una mano sullo sterzo e l'altra sul cambio di poco accanto. La differenza di temperatura fa appannare il parabrezza e occorre schiarirlo con un fazzoletto. Vista dal lato anteriore non si riesce a scorgere il conduttore. Mai. Sembra di rivedere "Duel". Dalla parte posteriore le gocce adagiate sul lunotto si rincorrono continuamente. Non si riesce a scorgere cosa ci sia nel bagagliaio. Forse nulla.

La radio continua a fornire elementi di aggiornamento sulla drammatica vicenda. I comunicati delle BR. I terroristi, in una telefonata hanno preteso la pubblicazione della fotto scattata allo statista. Il governo vara decreti antiterrorismo e misure restrittive esemplari. Si accende una sigaretta necessaria. Il portacenere è posizionato poco sopra il pomello sferico nero lucido del cambio. E' comodo per abbandonare la cenere ancora cocente. Lo specchietto retrovisore, di poco sopra il posacenere si lascia avvolgere dal fumo.

Alle agenzie di stampa pervengono le lettere del Presidente. Scritte di suo pugno. Noo, nah. Non sono sue, macchè. Sono state "sicuramente" scritte sotto dettatura, sotto pressione. No, lo conosco troppo bene. In una condizione normale non avrebbe mai scritto tali assurdità. Moro è condizionato, costretto, drogato, fuorviato, pressato. La farsa macabra continua. Piano Victor o Piano Mike? La radio gracchia altre notizie mentre un'altra sigaretta riscalda l'abitacolo.

Dagli Stati Uniti il Presidente Carter porge condoglianze ai familiari della scorta e solidarietà ad Andreotti (Ah, ah, ah!). La pioggia continua a scendere e la macchina continua a circolare. Arrivano comunicati e lettere, mentre la polizia scopre un covo brigatista in Via Gradoli (Ah, ah, ah!). Mezzo esercito, con sub ed elicotteri va a scandagliare il fondale del ghiacciato Lago della Duchessa in quanto il Presidente potrebbe essersi suicidato (Ah, ah, ah!). Mentre la farsa continua a prevalere è necessaria un'altra sigaretta. Linea della fermezza e intercessione del Santo Padre. Nessuno scambio di prigionieri politici, non scherziamo.

La radio annuncia che alle redazioni giornalistiche è giunto il comunicato numero 9. Le BR hanno eseguito la sentenza. La macchina si ferma e la radio rimane spenta. Valerio Morucci fa l'ultima telefonata alla famiglia. Sono passati 55 giorni in una mattinata. La farsa è finita. Solo il primo atto però. Il sipario è ancora aperto.

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Interessante e originale documentario ideato da Andrea Salerno e diretto da Igor Skofic. Visto in una condizione particolare, magari da soli e se fuori piove è meglio, si riesce a ricreare quell'angoscia che per quasi due mesi ha martoriato le orecchie degli italiani e le coscienze dei parlamentari. L'atmosfera è pesante, coadiuvata dalle riprese circoscritte nell'abitacolo di una R4. Una finestra sul cortile di quegli anni drammatici e quei giorni plumbei. Negli extra è possibile rivedere le riprese mandate in onda dalla RAI sulle fasi nevralgiche del sequestro. Il TG1 lo conduceva Bruno Vespa e sui luoghi ci andò Paolo Frajese.

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