Sono passati diversi mesi da quando ho assistito a Stalker.

Il ricordo che serbo di questo film sembra prendersi gioco del tempo e dello spazio, e cosí, periodicamente ritorna, come una luna invisibile che influenza le maree del mio spirito.

Un atmosfera triste e decadente ci accoglie nella fredda casa dello stalker. È un pover´uomo che possiede peró qualcosa che agli altri sfugge. Lo stalker é una guida, colui che conosce il cammino e le regole di comportamento della zona.

Sul come si sia originata la zona ci sono varie teorie, che esista, nessuno lo mette in dubbio.

La zona é un luogo apparentemente uguale a tanti altri. Con l´aiuto di uno stalker ci si puó entrare superandone i limiti militarmente controllati dal governo e si puó procedere all´interno d´essa seguendo delle regole di comportamento assurde che solo uno stalker conosce. Lo scopo é quello di raggiungere una stanza dove sembra che qualsiasi desiderio possa essere realizzato.

Lo stalker diventa, cosí, colui che guida le persone nella realizzazione dei propri sogni, colui che possiede la conoscenza per accedere al luogo dove si concretizzano le speranze.

Questo é, per lui, il valore della sua misera esistenza, il pane del suo spirito, il lavoro che gli nobilita l´animo.

Questo e molto ancora é ció che verrá messo in crisi quando porterá nella zona uno scienziato e uno scrittore che, giunti alla fine del cammino si rifiuteranno di entrare nella stanza, vanificando tutto lo sforzo dello stalker.

Ma questa é solo la superficie. Scavando un poco si intravede come il regista abbia voluto rappresentare la complessitá del rapporto fra la spiritualitá (i vari credo, i sogni e le speranze), e le scienze (umaniste e matematiche), evidenziando i contrasti che l´uomo ha eretto fra di esse.

Tarkovsky lascia ancora molte cose da esplorare e cosí facendo ci abbandona nel dubbio irrisolto dell´abbracciare col cuore o sezionare con la mente, di appagarci con i ricordi che determinate sensazioni visive ci lasciano nell´anima o cercare di studiare, analizzare e scomporre per arrivare ad un quadro piú ricco ma inevitabilmente fragmentato della rappresentazione.

Sinceramente non so rispondere e non ho neppure intenzione di cercare risposte, vorrei solo evidenziare la genialitá di Tarkovsky, farmi trasportare ancora dentro la zona, con l´occhio guidato da una magnifica fotografia in una sceneggiatura originale e sorprendente che ci porta dalla grigia fanghiglia di una anonima cittadina russa dentro gli ambienti umidi e surreali della zona, lasciandoci la speranza che forse anche noi, un giorno, entreremo in quella misteriosa stanza.

P.S.: Pur sentendo una forte necessitá di rivedere questo film, sentindo che qualcosa é rimasto ancora in sospeso, ho preferito scrivere adesso questa recensione, un pó per mantenere un certo distacco e per paura di perdermi cercando altri significati nascosti che forse é meglio rimangano tali.

Carico i commenti...  con calma