Tarkovskij non ha una sedia nell'Olimpo dei grandi registi, ha una poltrona, pertanto "Solaris" (1972), essendo la sua opera più famosa (se anche la più bella c'è da discutere), deve essere etichettata come capolavoro.

Tratto dal romanzo di Stanislaw Lem, questa pellicola giunse in Italia orrendamente mutilata di oltre quaranta minuti (tanto da suscitare le ire dello stesso regista) e fu doppiata come peggio non si poteva (gli attori hanno forti accenti dialettali). In tutto l'occidente venne pubblicizzata come la "risposta russa a 2001 Odissea nello Spazio" centrando forse la portata del film, ma sviando il pubblico dai temi affrontati, ben diversi dal lavoro di Kubrick. A tal proposito ricordo che, in lingua originale, gli astronauti in "2001" avevano tutti un certo accento a seconda della provenienza, mentre l'unico ad avere una pronuncia perfetta era il computer. In italiano ciò non è stato reso e sospetto che abbiano voluto "riparare" in questa pellicola russa, non rendendosi conto, però, che nel caso di "Solaris" l'operazione è assolutamente nociva e fuori luogo. Da qualche anno fortunatamente esiste una versione integrale in DVD, che recupera la lunga sequenza tagliata (il prologo sulla Terra) ed altre brevi scene qua e là "dimenticate" in passato.

Trama: lo psicologo Kris viene inviato su una stazione scientifica orbitante attorno al pianeta Solaris, il cui equipaggio sta incontrando gravi problemi psichici non meglio definiti. Di tutta la spedizione i sopravvissuti sono solo due. Dopo aver trascorso gli ultimi importanti giorni sulla Terra, dividendosi tra il lavoro e la famiglia (padre e zia), il protagonista parte e giunge a destinazione. Ben presto scopre che l'oceano di Solaris, bombardato da radiazioni provenienti dalla stazione spaziale, ha "risposto" facendo sì che i pensieri e i ricordi degli scienziati si siano materializzati. La mente di Kris partorisce il ricordo della moglie, morta da tempo, cosa che crea non pochi problemi all'interno dell'astronave. Piano piano le materializzazioni diventano sempre più ingombranti e Solaris, sorta di pianeta pensante, prende il sopravvento, portando ad un finale importante e riflessivo che non voglio anticipare per chi non l'avesseancora visto.

Il film procede con estrema calma, ma nella sua lunghezza (165 minuti) non c'è un'inquadratura superflua. La fantascienza è un prestesto per un viaggio interiore doloroso e profondo che scava nelle apparenti certezze dell'uomo, lo mette a confronto con i propri desideri ed aspirazioni e tira in ballo i massimi sistemi. Le inquadrature più belle e suggestive appartengono alla prima parte del film e ritraggono una natura quieta, enigmatica e tuttavia sinistra, e colpisce la sequenza in bianco e nero dell'autostrada (tagliata nella prima versione italiana).

"Solaris" è un film impegnato ed impegnativo, fondamentalmente privo di azione in cui la fantascienza non è che un'ambientazione per analizzare l'animo umano. Sconsiglio la visione a chi vuole solo divertirsi, ma almeno una volta nella vita "Solaris" va visto, come del resto "2001 Odissea nello Spazio" per l'appunto.

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