I Ghost Mice, qui, sono il classico duo indie folk stupidino: voce maschile e voce femminile, violino e chitarra, canzoni sul twee. Carini e niente più.
Gli Andrew Jackson Jihad sono il miglior gruppo dello scorso decennio e pure di questo, almeno per ora.
Rendiamo comunque merito ai Ghost Mice per aver ospitato gli Andrew Jackson Jihad a casa loro, la bellissima Plan-It-X Records, per questo split da sedici pezzi che gode di quell'atmosfera rilassata e della trascuratezza lo-fi da etichetta rigidamente DIY e praticamente no profit. Una dimensione ideale per gli Andrew Jackson Jihad, qui a nudo nella loro formazione base: Bonnette, Gallaty; chitarra acustica e voce, contrabbasso e voce. Il loro sound, qui più che mai, rimanda al capolavoro lo-fi dei Mountain Goats. Rendiamo merito ai Ghost Mice anche per la cover di Survival Song con Friday I'm in Love nel ritornello, che fa sempre sorridere.
Gli split non piacciono quasi mai, quasi sempre operazioni promozionali o cazzeggi tra amici, poco spessore e a volte francamente scarti. Sean Bonnette, invece, non sarebbe capace di scrivere male o con sufficienza neanche se volesse: sette schegge (più una: la trascurabile cover di Lightning Bolt dei Ghost Mice) da due minuti in media; sette cazzotti di negatività e cattivi sentimenti in forma di sette parabole deliranti sul solito fitto finger strumming lacera-tendini. Ora orecchiabile folk, ora lamento, ora urlo.
Le lamentazioni: Little Prince è un riferimento in chiave sociopatica del purtroppo classico di de Saint-Exupéry: volare via con uno stormo di uccelli da un mondo che ti spaventa mentre ti disprezza. Contiene uno dei loro migliori ritornelli e una preghiera a Cristo onnipotente;
Forest Fire è un campionario di brutte immagini e per Kurt Cobain, che pare avesse i suoi momenti cupi, in Lithium bastava rompere gli specchi per far andare tutto a posto; per Sean Bonnette, quando rompi lo specchio hai solo frammenti taglienti che continuano a restituire, moltiplicata, la tua insostenibile immagine;
i primi versi di We All Go Die Alone Someday (cito a memoria, posso giurare): Bad things happen everyday/ cancer and murder and herpes and AIDS/ we'll all die alone someday/ I hope we don't die alone;
Let Us Get Murdered propone una valida alternativa al tedio materiale del suicidio: farsi assassinare;
il dittico di Nature è rabbioso folk-gore e in Unicron, macchina per la distruzione cruenta del creato, la misantropia egocomprensiva e l'odio per la natura intera - che non so come si chiami - raggiunge picchi tra il dichiararsi lupo mannaro e il voler diventare una palla di carne gigante per farsi mangiare a morte dalle api;
Power Plant è un elogio straight edge a Dio e all'amore, ma penso che sia necessario contestualizzarlo. Leggi su.
I dischi della Plan-It-X Records costano poco, il loro motto è if it ain't cheap, it ain't punk!: vogliate metterlo quindi sotto l'albero per la famiglia e gli amici, ché farete un figurone.
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