Vorrei essere breve e conciso, com’è giusto che sia.

Gli Andrew Jackson Jihad sono un gruppo, io non lo sapevo e non so chi sia questo Andrew Jackson a cui si fa riferimento, e non so neanche se Jihad è effettivamente parte del suo nome o se costui ha intenzione di sacrificare la propria vita terrena nel nome della causa dell’islam. Ma infondo non mi interessa proprio.

Sean Bonette e Ben Gallaty suonano chitarra e contrabbasso, e dietro di loro c’è tutta un’orchestrina che s’affanna a portare avanti una continua e pressoché inarrestabile, frenetica, corsa che da “Rejoice” ci porta fino a “People”, attraverso undici rumorose, stonate, scorate, affannate, ironiche canzoncine sulla schifezza ch’è la vita e sulla infinita gioia che questa schifezza può provocare negli uomini (“Rejoice despite the fact this world will kill you” ), il tutto a metà tra un folk obliquo e brillo e un punk da cameretta. Venticinque minuti.

Vivere è il miglior modo di morire.

Elenco tracce e video

01   Rejoice (03:15)

02   Brave as a Noun (01:14)

03   Survival Song (02:28)

04   Bad Bad Things (01:59)

05   No More Tears (01:02)

06   Bells & Whistles (01:28)

07   Randy's House (01:23)

08   A Song Dedicated to the Memory of Stormy the Rabbit (03:04)

09   People II: The Reckoning (04:08)

10   Personal Space Invader (02:59)

11   People (02:17)

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